Ventimiglia, parla Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani morto nella strage di Capaci: “Con la morte di Borsellino è finito tutto. L’unica speranza sono i giovani”
“La mafia non porta da nessuna parte, porta soltanto ad un baratro che è il buio, che è la morte”
Ventimiglia. A leggere i 900 nomi delle vittime innocenti delle mafie, oggi nella città di confine c’era anche Rosaria Costa, vedova di Vito Schifani, l’agente di polizia rimasto ucciso nella strage di Capaci il 23 maggio del 1992. Insieme al 27enne Schifani, quel giorno persero la vita anche i suoi colleghi Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, oltre al magistrato Giovanni Falcone, obiettivo dell’attentato dinamitardo organizzato da Cosa Nostra, e alla moglie Francesca Morvillo.
Venticinque anni dopo, Rosaria Costa non ha dimenticato quel giorno lontano, di cui ancora porta addosso il dolore lacerante e le profonde ferite che, dice, “non si rimarginano”. Nonostante tutto, la vedova di Schifani ha voluto presenziare alla XXIIesima giornata della memoria e dell’impegno delle vittime innocenti delle mafie organizzata dall’associazione Libera, insieme con il Comune di Ventimiglia.
Cos’è cambiato in questi 25 anni? Chiediamo: “Non è cambiato nulla, le teste sono quelle, i problemi si sono amplificati e la mafia non è stata sconfitta. Lo vediamo tutti i giorni e questo ci dà un’idea di non cambiamento”, risponde Rosaria Costa, “Con il giudice Paolo Borsellino qualcosa stava cambiando perché i mafiosi si stavano pentendo, me lo disse proprio lui a quattr’occhi. Ma con la sua morte è finito tutto perché lo Stato non ha voluto e non ha saputo proteggere i suoi uomini: Vito, Antonio, Rocco e i nostri magistrati. Ho creduto poco in questo cambiamento e ho creduto poco in quello Stato. Gli anni Novanta sono stati incredibili e terribili per noi”.
“Sui moventi delle stragi e sui mandanti di quei crimini gravano delle ombre”, aggiunge Rosaria Costa, “Su questo non ci piove, lo sappiamo, perché in quel periodo c’era e c’è tutt’ora – io credo in questo – il malaffare tra lo Stato, la politica e i servizi segreti. I complotti, i patti tra mafia e Stato continuano ad esserci. E questo scenario atterrisce le persone e la speranza”.
Oltre ad essere salita agli onori della cronaca per aver perso il giovanissimo marito nella strage che ha ucciso Falcone ed essere rimasta sola con un bambino di quattro mesi, Rosaria Costa è entrata nei cuori degli italiani quando, durante i funerali di Stato pronunciò quelle parole che ripete ancora oggi: “Gli uomini non cambiano”. “Io la speranza l’ho eclissata perché gli uomini non vogliono cambiare. Lo dissi durante i funerali: “Gli uomini non cambiano” e lo dissi innocentemente perché avevo solo 22 anni. Adesso lo dico con una consapevolezza maggiore, dico anche che l’uomo continua ad essere cattivo e che non vuole cambiare”. Inoltre, aggiunge la donna, che da 18 anni vive in Liguria: “L’Italia la vedo peggiorata, c’è un senso di non appartenenza alla nostra Nazione. Abbiamo quasi abbandonato il patriottismo, abbiamo smesso di amare il nostro Stato”.
Una speranza, però, la vedova di Vito Schifani la vede proprio in quelle centinaia di ragazzi raccolti in piazza della Libertà, davanti al palazzo comunale di Ventimiglia: “I ragazzi sono il nostro futuro, il nostro avvenire, quindi la speranza c’è, ma è difficile rimarginare le vecchie ferite e quelle nuove”, dice, “Ringrazierò questi ragazzi, che sono la speranza, il futuro di questa umanità malata. Dirò di continuare, di ribellarsi se in famiglia c’è un mafioso o se qualcuno ha degli atteggiamenti mafiosi perché la mafia non porta da nessuna parte, porta soltanto ad un baratro che è il buio, che è la morte. Io do un senso cristiano a tutto questo e credo che ci sarà una giustizia divina perché sulla Terra la giustizia è un po’ appannata, un po’ nascosta, o per paura o per interesse, ce n’è poca di giustizia: lo vediamo tutti i giorni”.
Un momento della manifestazione di oggi a Ventimiglia: