Settore giovanile: smartphone e playstation hanno preso il posto del pallone?

16 marzo 2017 | 09:53
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Settore giovanile: smartphone e playstation hanno preso il posto del pallone?

Viaggio nei settori giovanili del Ponente per conoscere il trend del momento

Imperia. I  giovani e la tecnologia. Due realtà bellissime,dal profumo di futuro, ma che insieme possono creare un mix pericoloso. I ragazzi oggi sono esposti in maniera spropositata alla tecnologia, un po’ perché lo richiede la società in cui viviamo, in fondo tutto sta diventato a portata di click, un po’ perché se non sei social non sei nessuno. Sono cliché che stanno scaraventando le nuove generazioni in un buco nero da cui vengono assorbiti senza scampo. Dettare regole di tempo e utilizzo di cellulari, tablet e playstation sicuramente è l’arduo compito che spetta ai genitori. Ma come distogliere gli occhi dei ragazzini dai display e dai social network…almeno per qualche ora? Sono così lontani i tempi in cui per divertirsi bastava un pallone e un campetto, o il cortile di casa dove si correva liberi da preoccupazioni e ansie di pericoli? Perché ora i ragazzini preferiscono chattare che parlare? Sì è un po’ perso il senso della realtà? Forse…

Ma lo sport può riuscire laddove le parole falliscono. Perché si sa, dire di non fare una cosa è il primo incentivo a farla. Dunque più che vietare l’uso eccessivo di dispositivi tecnologici, meglio provare a distogliere i ragazzi con qualcosa di educativo che li faccia divertire. E non c’è nulla di più salutare ed educativo dello sport. Spirito di sacrificio, senso di squadra, sana competizione, rispetto dell’avversario e delle regole…lo sport sa insegnare tanto, fa bene al corpo ma anche alla testa. Ecco perché è così importante.

Abbiamo voluto incontrare alcuni responsabili dei settori giovanili di blasonate società calcistiche del Ponente per capire quale sia il trend e abbiamo potuto notare che seppur mossi dalla stessa voglia di far crescere i ragazzi in modo sano trasmettendo i sopracitati valori, le varie società hanno riscontrato problematiche differenti. Ma vediamole nel dettaglio, attraverso le parole dei dirigenti di Sanremese, Argentina e Dianese&Golfo.

FABIO LAZZERINI, responsabile settore giovanile Sanremese

“Non quest’anno in particolare, ma negli ultimi anni c’è stato un calo di iscrizioni. Prima il calcio era lo sport principale, ora hanno preso piede anche gli altri sport, penso che in parte sia per questo, ma in parte anche per via della tecnologia che incolla i ragazzini davanti agli schermi.
Prima c’era il campo dell’oratorio, il calcio era IL gioco per eccellenza. Si tornava a casa e si giocava a pallone per strada. 8 su 10 giocavano a calcio. Ora credo siamo sulla media di 4 su 10, ma credo sia così un po’ ovunque, non solo in Liguria. Certo magari regioni come Lombardia, Piemonte e Veneto ne risentono meno. Qui ci sono società più piccole, composte anche solo da 30-40 tesserati. Una volta c’erano meno società e più bambini che giocavano ora il contrario, e questo diventa dispersivo. Magari un progetto comune tra le piccole società potrebbe aiutare.

La mia filosofia è quella di insegnare ai ragazzi di prendere il calcio come sport e studiare con impegno per costruirsi un futuro, sposarsi e avere una famiglia. 1 su 10mila ce la fa, non posso dire ai miei ragazzi di giocare per diventare calciatori professionisti, non voglio creare aspettative. Se poi uno ha talento e fortuna ci arriva, ma è l’eccezione, non la regola.”

PINO FAVA responsabile settore giovanile Argentina:

“Noi non abbiamo notato cali particolari. Sono stati confermati i numeri degli ultimi anni. Abbiamo sempre lavorato sulla qualità, per scelta non facciamo doppie squadre. Siamo soddisfatti e confortati dal buon lavoro che ritengo sia stato fatto finora e questo è il propulsore per continuare in questa direzione. Logicamente il problema comune è quello degli impianti, malandati e insufficienti. Ma noi come Società siamo soddisfatti ed orgogliosi della crescita dei ragazzi; puntiamo molto sul settore giovanile e ci incoraggia per il futuro.  Il calcio secondo me è ancora la disciplina sportiva che attira di più i ragazzini. Almeno 5-6 su 10 giocano a calcio, poi magari cambiano strada facendo, ma l’approccio al calcio c’è sempre. La presenza di strutture adeguate chiaramente porta più interesse verso gli altri sport come basket, pallavolo, atletica. Il calcio però ha sempre quel fascino in più. Quello che ho notato è che andando avanti, perdiamo diversi ragazzi in età adolescenziale. Una volta il sacrificio per lo sport era importante, adesso non vogliono fare rinunce. Vogliono uscire, andare in discoteca, fare tardi la sera, e questo difficilmente è conciliabile con l’impegno dello sport. Ma fare sport è importante, non solo per la salute del corpo, ma anche perché educa e tiene lontano dalle tentazioni negative della società di oggi. Noi chiediamo impegno, serietà e rispetto delle regole per dare la giusta educazione sportiva e di vita. Sono gli allenatori a dover dare l’esempio e raccontare i sacrifici che hanno fatto in carriera. Puntiamo molto su allenatori esperti, con un passato anche ad alti livelli così che possano raccontare la loro esperienza diretta e trasmettere valori sani. Lo sport può allontanare i giovani dal passare le ore davanti alla playstation o ai tablet. Poi ovviamente spetta al genitore essere incisivo; alcuni magari, per comodità, lasciano i figli davanti alla tv e al pc per non avere l’impegno di portarli a fare sport, ma loro per primi devono dare il buon esempio.”

STEFANO PALLADINOresponsabile settore giovanile D&G:

“Nella nostra piccola realtà di paese, dopo la fusione tra Dianese e Golfo abbiamo creato una bella realtà, unendo le forze. Però ammetto che facciamo fatica con le strutture che abbiamo, un campo in terra ed uno in erba non in ottime condizioni usati ad alternanza non sono un biglietto da visita allettante per i genitori. Spesso preferiscono mandare i figli altrove senza considerare che comunque abbiamo anche un piccolo sintetico a disposizione (quello di San Bartolomeo) a rotazione, e soprattutto che abbiamo allenatori di grande spessore, sia calcistico che umano. E un’affiliazione con il Genoa, che non è solo sulla carta. Periodicamente vengono da noi allenatori del Genoa per riunioni tecniche con i nostri allenatori ed incontri con le squadre. Ma spesso qualcuno preferisce la comodità… Noi diamo il massimo e cerchiamo di mettere a disposizione professionalità e competenza, ma servirebbero più fondi, ci aiuterebbero a realizzare tanti progetti per i nostri ragazzi. Auspichiamo che presto il Comune ci dia una mano per la realizzazione del sintetico a Diano, sia per noi sia per la prima squadra. Lo aspettiamo da anni…
Si fa fatica con le iscrizioni perché alcuni non pagano, ma mica  li puoi mandare via i ragazzini, non sarebbe giusto. A volte la domenica arriviamo alla partita contati e allora gli allenatori si trovano costretti a convocare anche ragazzini che non si sono allenati, anche se in realtà vorremmo trasmettere valori diversi: spazio a tutti perché è giusto divertirsi, ma devono anche imparare che la domenica ha la priorità chi dimostra impegno e motivazione durante la settimana. Lo sport è anche sacrificio, e va premiato. Sicuramente la crescita di altri sport e la tecnologia sempre più dominante nelle nostre vite, stanno allontanando i ragazzini dallo sport e dal calcio e questo si nota.

Abbiamo constatato che ci sono problemi a livello motorio a causa della sedentarietà dei giovani di oggi. Fino a 10-15 anni fa tutti giocavano sotto casa o al campetto, a palla o a rincorrersi. Non stavano fermi un attimo. Ora fanno sì e no 5 ore di allenamenti a settimana e in certi movimenti si vede proprio che non sono sciolti, una volta a quest’età erano molto più naturali. Per cercare di ovviare a questo problema, oltre a suggerire meno sedentarietà e più giochi all’aperto rispetto alla playstation, abbiamo avviato un programma di educazione motoria, supportati da laureati ISEF, per insegnare ai ragazzini anche i movimenti e non solo la tecnica.”