Sanremo. I militari rinunciano alla divisa: misure antiterrorismo e Istituto di Diritto Umanitario, tutti in borghese per evitare aggressioni

17 marzo 2017 | 09:27
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Sanremo. I militari rinunciano alla divisa: misure antiterrorismo e Istituto di Diritto Umanitario, tutti in borghese per evitare aggressioni

Militari in borghese per evitare aggressioni già subite in altri paesi. Non si vedono più in città le variegate divise militari di tutte le nazioni del mondo

Sanremo. L’ombra del terrorismo condiziona sempre più le nostre abitudini, e non parliamo di quegli appariscenti blocchi di cemento sparsi un po’ dappertutto e ai quali ci stiamo abituando. Parliamo invece di una istituzione presente da più di 40 anni nella città dei fiori: l’International Institute of Humanitarian Law, Istituto Internazionale di Diritto Umanitario, finita anche lei nella morsa delle misure di sicurezza.

Dall’ottobre scorso non si vedono più per le strade cittadine le variegate divise militari di tutte le nazioni del mondo: militari in divisa che erano una presenza abituale per i sanremesi, mentre percorrevano le vie del centro e corso Cavallotti per recarsi ai corsi di diritto internazionale. Militari di ogni paese fianco a fianco, un messaggio di una pace possibile lanciato da una cittadina piccola ma suo malgrado a vocazione internazionale.

Sembra un controsenso, ma per misura di sicurezza antiterrorismo i militari sono ora obbligati a muoversi in abiti civili.

Dall’Istituto spiegano che la disposizione di non indossare la divisa è arrivata dai governi di molti paesi sopratutto dell’area occidentale ma si è poi estesa anche alle altre nazioni. Fanno eccezione i militari dell’India e di alcuni stati sudamericani i cui militari non possono recarsi all’estero senza la loro divisa.

All’origine della decisione ci sono alcune aggressioni contro militari in divisa registrate in altre nazioni, come Inghilterra e Francia.

Visto l’allarme terrorismo alto anche nel nostro paese, i governi hanno chiesto all’Istituto di farsi carico di una protezione ai cadetti e agli ufficiali impegnati nei corsi che si svolgono presso la sede sanremese.

L’Istituto, una fondazione privata, non può garantire un impegno di tipo militare e si è quindi rivolto alla prefettura per trovare una soluzione. Ma neanche lo Stato italiano può prendersi l’impegno di distrarre forze militari per proteggere a sua volta i militari di altre nazioni impegnati nei corsi e che girano disarmati essendo in Italia.

La soluzione è stata quindi quella di rinunciare alle divise: tutti i trasferimenti e gli incontri si svolgono ora in abiti civili. Presso l’istituto non ci sarebbero neanche gli spazi per consentire ai militari di arrivare in borghese e cambiarsi prima degli incontri, e forse sarebbe anche poco dignitoso accettare l’idea di poter indossare la divisa solo all’interno di un luogo chiuso.

L’Istituto ha dovuto suo malgrado accettare lo stato delle cose, per continuare a svolgere senza problemi la sua importante attività di incontro tra forze militari del mondo intero sul tema fondamentale dei diritti umanitari in teatri di guerra. Un impegno che ha dato origine a quel che viene chiamato “lo spirito di Sanremo”, quello spirito che mette in contatto giovani militari di paesi anche in guerra tra di loro creando rapporti personali che possono avere un ruolo importante negli sviluppi dei rapporti internazionali.

L’International Institute of Humanitarian Law, che ha la sede centrale in Svizzera, ha superato i 40 anni di attività a Sanremo, contribuendo indirettamente più di chiunque altro a far conoscere la cittadina in ogni angolo del mondo: sono migliaia infatti ogni anno i cadetti e gli ufficiali che partecipano agli incontri organizzati dall’Istituto. Un dato tutt’altro che trascurabile anche sul piano delle presenze alberghiere, più di diecimila nel solo 2016 e in crescita rispetto all’anno precedente.