Sanità, Lorenzi: “L’Assistenza Domiciliare Integrata è un diritto ma non nel distretto di Ventimiglia”

“Malgrado molteplici appelli che abbiamo fatto lungo il 2016, la lista d’attesa per la fisioterapia all’ADI verificata il 22 febbraio 2017 è cresciuta a 49 persone, di cui 38 post-acuti”
Ventimiglia.“L’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) è un insieme di interventi medici, infermieristici, riabilitativi, e sociali inclusi nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA). I LEA definiscono le prestazioni che vengono garantite dal nostro Servizio Sanitario Nazionale perché “presentano evidenze scientifiche di un significativo beneficio in termini di salute…” Ma come potrà esserci beneficio alla salute se le prestazioni non vengono erogate?
Questo è il problema dell’ADI nel distretto di Ventimiglia, in particolare dei suoi servizi di fisioterapia. Malgrado molteplici appelli che abbiamo fatto lungo il 2016, la lista d’attesa per la fisioterapia all’ADI di Ventimiglia verificata il 22 febbraio 2017 è cresciuta a 49 persone, di cui 38 post-acuti. Cioè pazienti che dopo un intervento di chirurgia ortopedica o protesica, o dopo un ictus necessitano di riabilitazione tempestiva.
Oggi l’ADI ha in campo un solo fisioterapista. Il tempo di questo unico operatore viene quasi completamente assorbito dalle visite iniziali di “valutazione” che dovrebbero preludere all’inizio del trattamento. Nella descrizione dei servizi di ADI in altre regioni d’Italia, si legge che tra la valutazione e la prima erogazione di terapia “non intercorreranno piùdi 72 ore”. Nel distretto di Ventimiglia intercorrono attualmente 2 mesi, nullificando l’utilità dell’intervento. Le indagini fatte finora identificano diversi contributi al problema: (i) una dotazione di organico dell’ADI sempre al limite dei bisogni di un territorio ampio, impervio, e popolato da tanti anziani, (ii) una massiccia richiesta e ottenimento di esoneri dalle prestazioni domiciliari da parte dei fisioterapisti assegnati all’ADI, e — a fronte degli esoneri — (iii) la mancata redistribuzione da parte dell’ASL1 di personale per assicurare la funzionalità dell’ADI.
Sembra infatti ragionevole pensare che in vista di 38 pazienti post-acuti in lista d’attesa e un fisioterapista sul campo, l’ASL1 dovrebbe intervenire. E’ giusto rispettare i diritti di ciascuno, ma il dovere di assicurare il servizio ai pazienti e’ imprescindibile. Potrebbe essere soddisfatto attraverso una ristrutturazione e integrazione del lavoro dei fisioterapisti esonerati, di quelli delle palestre, e dei fisiatri. E, a più lungo termine, attraverso una programmazione che preveda nuovi concorsi, e un tipo di contratti che tiene in conto l’usura dovuta al lavoro di fisioterapia a domicilio, se tale usura e’ evento sistematicamente documentato.
Dobbiamo essere sostenitori dell’ADI non solo perché è parte dei diritti sanciti dal Sistema Sanitario Nazionale, ma anche perché l’ADI è il seme che vogliamo far germogliare verso quella che sarà la Medicina di domani, soprattutto per gli anziani. La Medicina di domani sara’ la Medicina a casa, un posto cosi più gradito e fisiologico dell’ospedale. Già da tempo in altre Regioni Italiane quali l’Emilia Romagna e il Veneto sono attivi servizi domiciliari di grande respiro e eccellenza.
Ho parlato dei problemi dell’ADI del distretto di Ventimiglia con il Direttore Generale dell’ASL1, il dottor Damonte Prioli, il quale ha assicurato di volersi adoperare per superare le criticità” – commenta Mara Lorenzi, MD.