Porto di Imperia, gli indagati sono industriali e banchieri russi, ma anche “paperini”

Tra i buoni e i cattivi finiti sotto inchiesta dopo una denuncia della Go Imperia
Imperia. Ci grosse società che hanno la sede a Georgetown, altre nelle isole Cayman nel mare delle Antille. Poi piccoli imprenditori che l’Appi definisce paperini e non nababbi come i magnati dell’ex Urss o banchieri bulgari. Tutti indagati dalla procura per occupazione abusiva del demanio marittimo dopo una denuncia presentata dalla Go Imperia.
Ma se i Paperoni come i padroni di miniere negli Urali e banchieri bulgari che si godono il mare navigando a bordo dei loro lussuosi panfili nel Mediterraneo non temono per multe e forse anche per gli avvisi di garanzia freschi di notifica, allo stesso modo non potranno fare quei piccoli diportisti che avevano creduto nel porto di Caltagirone e annusato l’affare. Tutti finiti nella rete perchè, loro malgrado, sono indagati e dovranno tutelare anche quegli scafi da dieci o quindici metri che rischiano di finire sotto chiave per oneri di gestione non pagati.
Se i nababbi se la godono nei paradisi fiscali, pensionati di Torino e di Milano che hanno speso soldi per un porto incompleto si ritrovano in un girone dantesco.
E a raccontare la loro odissea è Mara Sorbo, presidente dell’Appi ovvero i piccoli proprietari. “Vincitori e vinti, chi ha perso, chi perderà ancora, la giustizia, gli organi inquirenti, la politica i titolari di posto barca che hanno pagato le opere del Porto di Imperia. Nello stesso giorno in cui Caltagirone è scagionato i titolari di posto barca sono indagati. Ma chi è l’artefice di questi eventi? Sempre lo stesso… il Comune di Imperia.Non ci sono parole: per il Comune di Imperia i cattivi, i ladri, i disonesti, gli abusivi sono i titolari di posto barca, gli unici soggetti che hanno pagato il Porto, mentre tutti gli altri o hanno guadagnato oppure non hanno perso nulla”.
Maria Sorbo offre spunti interessanti per capire meglio la vicenda: “I fatti che richiamo, atti ufficiali e noti a tutti, lo dimostrano. I giudici confermano che per Caltagirone e gli altri imputati non sussiste il reato di “truffa ai danni dello Stato” in quanto “lo Stato”, ovvero il Comune di Imperia che ha rilasciato la concessione di 55 anni, per la realizzazione del porto turistico, alla Porto di Imperia Spa, ha condiviso le modalità di realizzazione del Porto”.
E poi che cosa è successo? “Il Comune di Imperia fa decadere la concessione alla Porto di Imperia Spa (società di diritto privato e non pubblica, di cui il Comune è socio al 33% insieme a Acquamare – Caltagirone – e Imperia Sviluppo), e di conseguenza la concessione decade anche per i sub concessionari ovvero ai titolari di posto barca. Il Comune di Imperia affida la concessione e la gestione del Porto, fino al 2018 termine del mandato del Sindaco, alla Go Imperia srl (società di diritto pubblico) ma non riesce ad acquisire il ramo di azienda per la gestione dello scalo perché non ha i 7,5 milioni di euro da versare alla Porto di Imperia Spa e procede nella gestione con successive proroghe (la prossima scadenza sarà aprile 2018).
Il Comune di Imperia escute 6,5 milioni di euro di fideiussioni messe a garanzia (del Comune di Imperia e del Demanio), dallaPorto di Imperia Spa a fronte delle mancata realizzazione delle opere di urbanizzazione del Porto, opere previste dalle Convenzioni comunali, e li usa per opere diverse da quelle previste nelle Convenzioni e per risanare il bilancio del Comune (forse sarebbe il caso che la Corte dei Conti valuti la correttezza di questa operazione di bilancio e se sussista un danno erariale). Ora vi sono quei 84 avvisi di garanzia ai titolari di posto barca per occupazione abusiva di area demaniale marittima. Risulta incomprensibile come sia possibile che il Comune di Imperia si accanisca contro gli unici soggetti che possono contribuire a salvaguardare il Porto. Scalo che oggi è semivuoto è degradato e se il Comune di Imperia continuerà in quest’azione insensata lo sarà sempre di più”.
Il contenzioso sarà sempre più forte, i soldi verranno spesi per altre battaglie giudiziarie, ma le barche andranno via, i lavori non si faranno e chissá se si troverà un investitore con le risorse per completare il porto.