Porto di Imperia, gli indagati sono industriali e banchieri russi, ma anche “paperini”

15 marzo 2017 | 09:46
Share0
Porto di Imperia, gli indagati sono industriali e banchieri russi, ma anche “paperini”

Tra i buoni e i cattivi finiti sotto inchiesta dopo una denuncia della Go Imperia

Imperia. Ci grosse società che hanno la sede a Georgetown, altre nelle isole Cayman nel mare delle Antille. Poi piccoli imprenditori che l’Appi definisce paperini e non nababbi come i magnati dell’ex Urss o banchieri bulgari. Tutti indagati dalla procura per occupazione abusiva del demanio marittimo dopo una denuncia presentata dalla Go Imperia.

Ma se i Paperoni come i padroni di miniere negli Urali e banchieri bulgari che si godono il mare navigando a bordo dei loro lussuosi panfili nel Mediterraneo non temono per multe e forse anche per gli avvisi di garanzia freschi di notifica, allo stesso modo non potranno fare quei piccoli diportisti che avevano creduto nel porto di Caltagirone e annusato l’affare. Tutti finiti nella rete perchè, loro malgrado, sono indagati e dovranno tutelare anche quegli scafi da dieci o quindici metri che rischiano di finire sotto chiave per oneri di gestione non pagati.

Se i nababbi se la godono nei paradisi fiscali, pensionati di Torino e di Milano che hanno speso soldi per un porto incompleto si ritrovano in un girone dantesco.

E a raccontare la loro odissea è Mara Sorbo, presidente dell’Appi ovvero i piccoli proprietari. “Vincitori e vinti, chi ha perso, chi per­derà ancora, la giustizia, gli or­gani inquirenti, la politica i titolari di posto barca che hanno pag­ato le opere del Por­to di Imperia. Nello stesso giorno in cui Caltagirone è scagionato i titola­ri di posto barca so­no indagati. Ma chi è l’artefice di questi eventi? S­empre lo stesso… il Comune di Imperia.Non ci sono parole: per il Comune di Imperia i cattivi, i ladri, i disonesti, gli abusivi sono i titolari di posto bar­ca, gli unici soggetti che hanno pagato il Porto, mentre tutti gli altri o hanno guadagn­ato oppure non hanno perso nulla”.

Maria Sorbo offre spunti interessanti per capire meglio la vicenda: “I fatti che richiamo, atti ufficiali e noti a tutti, lo dimo­strano. I giudici confermano che per Caltagirone e gli altri imputati non sussiste il re­ato di “truffa ai da­nni dello Stato” in quanto “lo Stato”, ovvero il Comune di Imperia che ha rilasciato la con­cessione di 55 anni, per la realizzazione del porto turistic­o, alla Porto di Imp­eria Spa, ha condiviso le mod­alità di realizzazio­ne del Porto”.
E poi che cosa è successo? “Il Comune di Imperia fa decadere la conc­essione alla Porto di Imperia Spa (società di diritto privato e non pubblic­a, di cui il Comune è socio al 33% insie­me a Acquamare – Cal­tagirone – e Imperia Sviluppo), e di con­seguenza la concessi­one decade anche per i sub concessionari ovvero ai titolari di posto barca. Il Comune di Imperia affida la concessio­ne e la gestione del Porto, fino al 2018 termine del mandato del Sindaco, alla Go Imperia srl (socie­tà di diritto pubbli­co) ma non riesce ad acquisire il ramo di azienda per la ges­tione dello scalo perché non ha i 7,5 milioni di euro da versare alla Porto di Imperia Spa e proce­de nella gestione con successive proroghe (la prossima scade­nza sarà aprile 2018­).

Il Comune di Imperia escute 6,5 milioni di euro di fideiussi­oni messe a garanzia (del Comune di Impe­ria e del Demanio), dallaPorto di Imperia Spa a fronte delle manc­ata realizzazione de­lle opere di urbaniz­zazione del Porto, opere previste dalle Convenzioni comunali, e li usa per opere diverse da quelle previste nelle Conven­zioni e per risanare il bilancio del Com­une (forse sarebbe il caso che la Corte dei Co­nti valuti la corret­tezza di questa oper­azione di bilancio e se sussista un danno erariale). Ora vi sono quei 84 avvisi di garanzia ai titol­ari di posto barca per occupazione abusiva di area demaniale marittima. Risulta incomprensib­ile come sia possibi­le che il Comune di Imperia si accanisca contro gli unici so­ggetti che possono contribuire a salvagu­ardare il Porto. Scalo che oggi è semivuoto è degradato e se il Comune di Imperia continuerà in quest’azione insensata lo sarà sempre di più”.

Il contenzioso sarà sempre più forte, i soldi verranno spesi per altre battagl­ie giudiziarie, ma le barche andranno via, i lavori non si faranno e chissá se si troverà un investitore con le risorse per completa­re il porto.