Monaco, due fratelli di origini italiane nella banda di rapinatori che ha sconvolto il Principato

28 marzo 2017 | 18:20
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Monaco, due fratelli di origini italiane nella banda di rapinatori che ha sconvolto il Principato

Il titolare della gioielleria Cartier ha ringraziato la polizia monegasca

Monaco. Ha voluto ringraziare la polizia il titolare della gioielleria Cartier di piazza del Casinò rapinata sabato scorso da un commando di malviventi. E’ solo grazie alla capacità di mettere in atto in una manciata di minuti il dispositivo di sicurezza che ha blindato il principato, che il bottino milionario è stato recuperato e quattro dei cinque banditi sono stati assicurati alla giustizia. Il tutto nel tempo record di sette ore dalle 15,45 di sabato scorso, ora in cui un passante ha dato l’allarme, insospettito dagli strani movimenti all’interno del locale.

Ancora in fuga il quinto uomo, la polizia, però, lo avrebbe già identificato. Per quanto riguarda i rapinatori arrestati, tutti giovani tra i 20 e i 25 anni, il giornale francese Le Parisien, svela alcuni dettagli: il conducente dell’auto che attendeva i rapinatori poco lontano dalla boutique presa di mira, è il 20enne Antonio B. Gli agenti hanno bloccato la sua fuga intorno alle 22,00, quando stava per oltrepassare il confine italo-francese per darsi alla macchia. Implicato nella rapina alla gioielleria anche il fratello Santo B., 24 anni.

I giovani malviventi, tutti cittadini francesi, sono originari di Vallauris, come ha dichiarato il procuratore generale di Monaco, Jacques Dorémieux. Il colpo era stato preparato nei minimi dettagli, tanto che i rapinatori avrebbero trascorso la notte nel principato.
I tre malviventi che hanno fatto irruzione nella prestigiosa boutique avevano il volto coperto e uno di loro era armato. In otto minuti hanno svaligiato la gioielleria, riempiendo di costosissimi gioielli tre sacchetti, tutti recuperati: una refurtiva da svariati milioni di euro.
Gli inquirenti hanno ritrovato anche degli che i malviventi avevano nascosto per cambiarsi prima di lasciare il principato.

A giocare un ruolo fondamentale nello sviluppo dell’indagine lampo della polizia, anche il sistema di videosorveglianza presente nel principato e in grado di controllare come un “grande fratello” ogni angolo della città-stato.