Migranti nel dianese, Rifondazione comunista: “Facciamo del territorio il polo del turismo della solidarietà”
Un turismo sicuramente diverso dal solito, ma che riuscirebbe a riempire ogni spazio disponibile, e non solo nel canonico periodo spiaggiaiolo
Diano Marina. Il partito di Rifondazione comunista del Circolo dianese “G.B. Acquarone” scrive quanto segue:
“Anche il presidente provinciale della Federalberghi, Amerigo Pilati, si è espresso sul caso migranti. Leggiamo che lui considera che non dovrebbe essere un problema l’arrivo di 14 migranti a San Bartolomeo e 25 a Diano, ma temiamo non sia così.
Infatti, dopo aver ascoltato i dianesi, sappiamo che i problemi creati dai migranti sono innumerevoli: causano rotture alle tubazioni interrate di acquedotto e fognature, posate negli anni ’60, perché provengono da posti nei quali non hanno dimestichezza con tali infrastrutture; creano ingorghi al traffico, parcheggiando in seconda fila i loro enormi SUV, come se fossero ancora al loro paese dove al massimo intralcerebbero i cammelli; pare addirittura che abbiano tramato con RFI per impedire che venga costruito il ponte di collegamento con Diano Castello ed abbiano intimato alla società di non aprire i bagni della nuova stazione (anzi, fermata: la stazione sono loro che non l’hanno voluta).
E come dimenticare, poi, le quantità di diserbante che riversano negli uliveti, per placare la nostalgia per la loro terra arida e desertica? E il dissesto che provocano all’arredo urbano, facendo arrugginire lampioni e ringhiere, facendo rinsecchire aiuole e palme (a proposito, il Punteruolo Rosso è arrivato dall’Asia passando per il Medio Oriente. Un caso?) e via dicendo? E le piramidi di televisori, lavatrici e frigoriferi abbandonati vicino ai cassonetti, che servono come struttura portante per le collinette di sacchi che traboccano dai contenitori, vorrete mica insinuare che non sono colpa loro? E l’effluvio d’Oriente che da varie estati sale dai tombini del centro di Diano Marina, non potrebbe per caso essere causato da migranti sporchi e mal vestiti? Non dimentichiamo poi il fatto più grave: lo sanno tutti che i migranti passano le giornate al bar perché non hanno voglia di fare nulla ed arrivano qui per sottrarre lavoro agli onesti nativi dianesi.
Cosa succederebbe se noi mandassimo, per ipotesi, navi di rifiuti tossici nei loro paesi? E se devastassimo il loro paesaggio con saccheggi minerari sconsiderati? E se istigassimo le tribù a combattere l’una contro l’altra per accaparrarci qualche preziosa risorsa naturale, dal petrolio all’uranio ai diamanti? E se, ma questa fa proprio ridere, facessimo cambiare il clima per rendere i loro paesi d’origine aridi ed inaccoglienti e causare carestie?
Ma si stava parlando del dianese, e non di luoghi lontani nei quali andare in vacanza costa ormai meno che da noi, il clima è migliore e ci sono più attrattive.
Il signor Pilati ha parlato di “un milione di presenze”. Conoscendo il nostro territorio ipotizziamo che tale numero non si riferisca al numero di turisti presenti contemporaneamente sul territorio, altrimenti non solo non sarebbero sufficienti acquedotto, fognature e parcheggi, ma bisognerebbe istituire dei turni anche per passeggiare nel centro senza darsi gomitate.
Siamo generosi, e ipotizziamo che il dianese possa ospitare 100.000 persone contemporaneamente, anche se qualcuno dovrà per forza posteggiare almeno ad Arentino.
Se calcoliamo questo numero in percentuale sul numero di abitanti del bacino turistico che generalmente affluisce qui, e cioè l’intera Europa, che conta circa mezzo miliardo di abitanti, scopriamo che si tratta grosso modo dello 0,0002%.
La scienza del turismo ci insegna che il cosiddetto “turismo di nicchia”, nonostante si rivolga a bassissime percentuali di popolazione con interessi molto specifici, è più remunerativo del “turismo di massa”, quello delle vacanze “mordi e fuggi” fatte nel posto che costa meno, affittando un appartamento da quattro posti letto ed occupandolo in otto con sacchi a pelo sui poggioli, facendo la spesa negli hard discount e lamentandosi che “al nostro paese i prezzi sono più bassi”.
Vogliamo quindi lanciare una proposta: perché non fare del territorio dianese il polo del “turismo della solidarietà”? La percentuale indicata sopra, se la riferissimo alle province di Imperia e Savona messe insieme, corrisponderebbe a una singola persona: ma sappiamo bene che quelli che si occupano attivamente di solidarietà sono ben di più, il che significa, ribaltando il numero in prospettiva europea, che lo spazio disponibile nel dianese sarebbe insufficiente ad accogliere tutti quanti hanno a cuore i problemi dei migranti, e qui potrebbero trovarsi insieme per scambiare esperienze, conoscenze e così via. Un turismo sicuramente diverso dal solito, ma che riuscirebbe a riempire ogni spazio disponibile, e non solo nel canonico periodo spiaggiaiolo.
Forse, a fronte di maggiori introiti, molti dianesi rivedrebbero le loro posizioni oltranziste sulla presenza dei migranti.
Signor Pilati, siamo seri. Davvero crede che una cinquantina di migranti siano in grado di rovinare una stagione turistica che certamente questa volta nasce sotto i peggiori auspici, ma a causa di scelte scellerate assunte da amministrazioni che i dianesi hanno perseverato a premiare con il voto?”