L’odissea di un operaio di Diano Calderina, gli riconoscono l’invaliditá, poi gli viene negata
Il suo avvocato Bettazzi: “La cosa più incredibile è il disinteresse che l’Inail ha dimostrato ancora una volta per lo stato di questa persona”
Imperia. Le vicende che contrappongono V.L., un operaio di 53 anni, di Diano Calderina e l’Inail hanno del paradossale. Da 14 anni sta combattendo una dura battaglia ovvero quella di farsi riconoscere le giuste invalidità provocate da anni di lavori usuranti. Fin dal 2003 l’operaio presenta danni alla colonna vertebrale, osteoporosi marcata e ipoacusia, tutti provocati da anni di uso di martello pneumatico. Naturalmente, V.L. pensava che l’Inail riconoscesse la malattia professionale e quindi il giusto risarcimento. Niente di tutto questo.
Dal 2003 l’Inail si è espressa in una serie di dinieghi, parziali riconoscimenti e altri dinieghi. La documentazione medica dell’operaio dianese è contenuta da un raccoglitore che si compone di moltissime pagine. E arriviamo alla fine di questa storia. Nel 2015, dopo dodici anni dall’inizio della pratica arrivano, i primi riconoscimenti. Ma a V.L. non basta. Vuole il totale riconoscimento delle patologie che il lavoro gli ha provocato. E nel 2016 sembra che finalmente si sia raggiunto un traguardo importante: a seguito di due visite collegiali, a V.L., accompagnato dal proprio consulente medico-legale, vengono riconosciuti il 13% di invalidità per l’osteoporosi ed il 16% per l’ipoacusia.
Ma ecco che accade l’incredibile. Questi risultati non vengono mai tradotti in un formale provvedimento. Dopo mesi di attesa, V.L., attraverso il proprio legale di fiducia, l’avvocato Giulio Bettazzi, decide di sollecitare l’Inail chiedendo spiegazione del nuovo intoppo incontrato dalla pratica.
Per tutta risposta, l’ente ha negato che le visite collegiali del 2016 ci siano proprio state. Con un colpo di spugna le valutazioni che finalmente iniziavano a riconoscere, dopo tredici anni, la malattia professionale, di fatto erano state cancellate.
“La cosa più incredibile – spiega l’avvocato Bettazzi – è il disinteresse che l’Inail ha dimostrato ancora una volta per la storia e lo stato di questa persona arrivando al punto da negare le visite collegiali avvenute alla presenza anche del professionista di nostra fiducia. Una cosa a questo punto è certa: non ci fermeremo”.