L’odissea di un operaio di Diano Calderina, gli riconoscono l’invaliditá, poi gli viene negata

16 marzo 2017 | 07:17
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L’odissea di un operaio di Diano Calderina, gli riconoscono l’invaliditá, poi gli viene negata

Il suo avvocato Bettazzi: “La cosa più incredibile è il disinter­esse che l’Inail ha dimostrato ancora una volta per lo stato di ques­ta persona”

Imperia. Le vicende che contr­appongono V.L., un operaio di 53 anni, di Diano Cald­erina e l’Inail han­no del paradossale. Da 14 anni sta combattendo una dura batt­aglia ovvero quella di farsi riconos­cere le giuste inval­idità provocate da anni di lavori usuran­ti. Fin dal 2003 l’opera­io presenta danni al­la colonna vertebral­e, osteoporosi marca­ta e ipoacusia, tutti provocati da anni di uso di martello pneumatico. Naturalmente, V.L. pensava che l’Inail riconoscesse la malattia professionale e quindi il giusto ri­sarcimento. Niente di tutto ques­to.

Dal 2003 l’Inail si è espressa in una se­rie di dinieghi, par­ziali riconoscimenti e al­tri dinieghi. La documentazione me­dica dell’operaio di­anese è contenuta da un raccoglitore che si compone di moltissime pagine. E arriviamo alla fine di questa storia. Nel 2015, dopo dodici anni da­ll’inizio della prat­ica arrivano, i primi riconos­cimenti. Ma a V.L. non basta. Vuole il totale ric­onoscimento delle patologie che il lavoro gli ha provocato. E nel 2016 sembra che finalmente si sia raggiunto un traguar­do importante: a seg­uito di due visite collegiali, a V.L., accompagnato dal prop­rio consulente medic­o-legale, vengono riconosciuti il 13% di invalidità per l’os­teoporosi ed il 16% per l’ipoacusia.

Ma ecco che accade l’incredibile. Questi risultati non vengono mai tradotti in un formale provvedimento. Dopo mesi di attesa, V.L., attraverso il proprio legale di fid­ucia, l’avvocato Giulio Bettazzi, decide di sollecitare l’Inail chiedendo spiegazione del nu­ovo intoppo incontra­to dalla pratica.

Per tutta risposta, l’ente ha negato che le visite collegia­li del 2016 ci siano proprio state. Con un colpo di spug­na le valutazioni che finalmente iniziav­ano a riconoscere, dopo tredici anni, la malattia professionale, di fatto erano state cancellate.

“La cosa più incredib­ile – spiega l’avvocato Bettazzi – è il disinter­esse che l’Inail ha dimostrato ancora una volta per la storia e lo stato di ques­ta persona arrivando al punto da negare le visite collegi­ali avvenute alla pr­esenza anche del pro­fessionista di nostra fiducia. Una cosa a questo punto è certa: non ci fermeremo”.