L’imperiese Orlando Botti affianco al giornalista Mark Covell alla Diaz per fare ‘memoria’

3 marzo 2017 | 16:53
Share0
L’imperiese Orlando Botti affianco al giornalista Mark Covell alla Diaz per fare ‘memoria’
L’imperiese Orlando Botti affianco al giornalista Mark Covell alla Diaz per fare ‘memoria’
L’imperiese Orlando Botti affianco al giornalista Mark Covell alla Diaz per fare ‘memoria’
L’imperiese Orlando Botti affianco al giornalista Mark Covell alla Diaz per fare ‘memoria’
L’imperiese Orlando Botti affianco al giornalista Mark Covell alla Diaz per fare ‘memoria’
L’imperiese Orlando Botti affianco al giornalista Mark Covell alla Diaz per fare ‘memoria’

Per amore della giustizia e dell’etica che ogni divisa, ma ancor prima ogni individuo, deve rappresentare ogni giorno

Imperia. Non dimenticarsi di ricordare, perché quei fatti non succedano più e per amore della giustizia e dell’etica che ogni divisa, ma ancor prima ogni individuo, deve rappresentare ogni giorno. Con questo sentimento, proprio in queste ore sta tornando verso casa sua l’imperiese Orlando Botti orgoglioso di aver  affiancato il giornalista inglese Mark Covell nel tour dal tema “Polizia e democrazia” in quattro scuole genovesi la cui prima tappa è stata la Diaz, balzata alla cronaca nera per incontenibile violenza che si scatenò, in occasione, del G8 nella notte del 21 luglio del 2001 e che ridusse Covell in coma e con 16 denti rotti, un polmone perforato e incubi per anni. 

Ben volentieri ho accettato l’invito dell’organizzatrice regionale di Amnesty International, Emanuela Massa, che mi aveva chiesto di partecipare. Questo anche perché i miei precedenti che mi hanno visto segretario provinciale Siulp (Sindacato Italiano dei lavoratori della Polizia di Stato) nonché uno di quei poveri poliziotti che, all’inizio degli anni ’70, rischiando la galera poiché sottoposti al Codice Penale Militare, avevano iniziato la lotta per avere semplicemente i diritti costituzionali, non avendo all’epoca ne sindacato, ne festivo e straordinario”  spiega Botti a Riviera24.

Quello alla Diaz, dunque, l’incontro più importante “Immaginate di entrare in questo luogo nel quale sono stati compiuti reati, tra l’altro tranquillamente bypassati  dai poteri della Polizia, anche da parte dei funzionari, dagli addetti e dal personale che sono stati processati, in qualche caso assolti, in pochissimi casi colpevolizzati  ma, aimè, prescritti da legge ad honorem( la certezza della pena … questa sconosciuta. Una situazione debordante che, come ha detto anche Amnesty, è stata la più grave della rappresentativa democratica dal ’45 ad oggi”.

Il preside della Diaz ha presentato l’evento con etica e cultura, affermando che ormai quello della Diaz è un ‘luogo storico’ che necessita di avere una memoria storica anche negli studenti  “al contrario della precedente dirigente scolastica che per otto anni ha vietato di entrare nell’istituto, rifiutando anche di far fotografare e riprendere l’interno causando al regista Daniele Vicari una spesa di quasi 100 mia euro per realizzare in Romania la stessa scuola dentro cui ha girato il suo film “Diaz”.

In Botti, quest’esperienza con Covell lascia la consapevolezza di quello che ha fatto in trent’anni di Polizia, affrontando  tematiche importanti per avere dignità civile “sulla traccia della coerenza dettata dalla mia etica e senza mai perdere di vista l’obbligo morale di fare il mio dovere”.

In tutto questo, un messaggio su tutti esce da questa storia: cercare di avere nel proprio carnet una parola semplice ma indispensabile, la ‘memoria’, soprattutto infusa nelle nuove generazioni che, proprio per la loro giovane età, spesso non hanno vissuto fatti della nostra realtà storica e sociale.