Estorsione all’ex comandante dei pompieri di Imperia, impiegata nei guai

10 marzo 2017 | 13:00
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Estorsione all’ex comandante dei pompieri di Imperia, impiegata nei guai

Una storia che risale a sette anni fa quando in caserma i rapporti erano tesi

Imperia. Un’impiegata del ministero dell’Interno, vice collaboratore amministrativo, in servizio al comando dei vigili del fuoco di Imperia è finita sotto processo per estorsione nei confronti dell’allora comandante Vincenzo Giordano che nel 2008 era arrivato in città. Il funzionario, che si è costituito parte civile, (a sua volta finito sotto processo è stato assolto in primo grado e in appello anche dall’accusa di peculato ndr) aveva avuto una relazione con una funzionaria che incontrava durante le sue missioni all’Aquila  e questo era il pretesto per chiedergli una somma di denaro per tenere riservata la vicenda.

E in una discussione accesa per questioni di lavoro dovuta ad uno spostamento d’ufficio l’impiegata si sfogò appena uscita dall’ufficio del funzionario urlando nel corridoio che gliela avrebbe fatta pagare “sia sotto il profilo personale che professionale”, ha raccontato in aula Giordano rispondendo alle domane di pm, giudice, parte civile e difesa. “Avevo ricevuto anche alcuni messaggi sul cellulare dove la signora mi faceva pressione sostenendo che la mia missione poteva arrivare alle orecchie di mia moglie. Diceva di avere “materiale scottante”, tipo preventivi gonfiati per il comando, ma anche fotografie relative alla vicenda della mia relazione con una donna durante la missione in Abruzzo. Io personalmente non avevo visto fotografie in possesso del mio autista. Tuttavia non ho mai visto il contenuto”.

La vicenda del viaggio era il pretesto per fare pressioni sul funzionario e chiedere denaro dopo i torti subiti dall’impiegata e dall’autista in ambito lavorativo. Richieste che lasciavano supporre che fosse stato messo in atto un tentativo di ritorsione dopo una presunta vicenda di mobbing. “Il mio autista sapeva della relazione extraconiugale, ma a chiedermi i soldi era stata l’impiegata non il mio autista. E una cuoca (poi sentita oggi in aula ndr) aveva sentito il mio autista e l’impiegata discutere sostenendo che il comandante avrebbe pagato come un bancomat”, ha riferito in aula il funzionario.

Una storia piuttosto torbida nella quale erano poi spuntate una serie di lettere spedite da un avvocato al funzionario che probabilmente contenevano altre pressioni. “Pressioni che avevo ricevuto dall’avvocato anche nel mio ufficio per conto del mio autista”, ha aggiunto l’ex comandante. Ma il legale Giovanni Di Meo che difende l’impiegata ha cercato di smontare il castello accusatorio messo in piedi dal pm Alessandro Bogliolo. Nelle prossime udienze saranno ancora ascoltati i testi della difesa e anche l’imputata che potrà difendersi da ogni accusa.