“Dipingere mi ha salvata dal suicidio”. Edy Santamaria confessa la sua malattia mentale e l’arte come terapia

25 marzo 2017 | 12:01
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“Dipingere mi ha salvata dal suicidio”. Edy Santamaria confessa  la sua malattia mentale e l’arte come terapia

Questa di Riviera24 è l’unica intervista di spessore che mi hanno fatto finora, l’unica che è andata oltre, che mi ha fatto aprire il cuore”

Sanremo.  “In me, che soffro di problemi psichiatrici sin da piccolissima,il pensiero del suicidio mi è sempre stato accanto, come d’altronde la voglia dilasciarmi consumare dalla spirale dell’anoressia, per annullarmi definitivamente, Per fortuna, prima di mettere in atto gesti senza ritorno ho sempre preso colori e pennelli scaricando le mie angosce sulle tele. Solo ora sto iniziando a volermi bene, proprio anche grazie alla pittura”. Più che di arte, Edy Santamaria parla di colori o di non colori, in ogni caso un modo per canalizzare il suo interiore malato di depressione “che mi ha portata persino alla totale noncuranza di me, compresa la sfera della mia igiene personale“.

Già a 11 anni la sua predisposizione per il disegno e per tela e pennelli è stata palese: un’espressione artistica,  maggiormente stimolata dallo zio Mimi pittore napoletano, per lei unica risposta ai suoi malesseri dell’anima. Purtroppo, negatività chiama negatività “una legge di attrazione che ho vissuto sulla pelle, frequentando persone sbagliate e anch’esse problematiche, che più volte mi hanno caricata di botte e mandata all’ospedale…l’ultima tredici anni fa, massacrandomi fisicamente e rovinandomi a vita … molti lo ricorderanno perché sui social pubblicai foto e video di come ero conciata durante il ricovero”. Per Edy tutta la vita è un drammatico percorso alla ricerca di se, di una sua identità, anche attraverso la pittura che per questo si è andata trasformando, passando da figure femminili e misure molto grandi (a volte come tutta la parete tanto che per il trasporto serviva un camion) a piccole dimensioni proprio a causa della difficoltà di movimento provocata dai gravissimi ed irreversibili postumi di quelle violenze: da ormai una decina d’anni dolore cronico, colonna spaccata e perdita della funzione motoria delle braccia. E’ il periodo, esattamente il 2010, della nascita dell’associazione Arte senza Confinisenza ‘confini mentali’ o pregiudizi… perché quello che non riuscivo più a fare io potessero farlo almeno gli altri. Ho cercato di sforzarmi ma dalle mie mani sulle tele non è mai uscita gioia, mai un sorriso sui ritratti del mio dipingere figurativo. E se sceglievo colori forti, i segni comunque nascondevano il malessere”. Una vita che lei stessa definisce disordinata, con tre figli avuti da tre uomini diversi. “Anche per amore per le mie creature, a cui non ho mai insegnato l’odio pur avendolo ricevuto dal mondo, sono stata ricoverata molte volte in psichiatria, sia a Costarainera che ad Imperia. Internamenti che io stessa chiedevo proprio per evitare di far male a qualcuno. E proprio le opere che realizzavo in psichiatria mi accorgevo erano diverse da quelle per le esposizioni: un ‘free stile’, così l’ho chiamato, nel quale riuscivo ad esprimere anche la bambina che era in me. Li ero davvero me stessa, senza condizionamenti”.

Da un po’ Edy ha deciso di dare una svolta alla sua esistenza sempre alla ricerca di se, iniziando proprio dalla decisione di vivere a Sanremo dove sta mettendo in piedi un progetto di affiancamento alla ‘pittura emozionale’.  La sua depressione non è passata ma, grazie a persone positive e sincere di cui sta cercando di contornarsi, Edy si sta scoprendo una ‘bella persona’ e questo è un primo passo verso la sua serenità. A confermarlo anche il sorriso che le è spuntato durante la sua riflessione “Prima d’ora tutte le interviste che mi hanno fatto sono state superficiali e solo inerenti a qualche occasione artistica. Questa di Riviera24 è stata l’unica di vero spessore, l’unica che è riuscita ad andare oltre, a farmi aprire il cuore”.