Sub morì in porto a Imperia, per la Capitaneria il gommone viaggiava veloce

20 febbraio 2017 | 14:06
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Sub morì in porto a Imperia, per la Capitaneria il gommone viaggiava veloce

Lavorava in nero per la Marittima Sub Service

Imperia. Si sono riuniti i due processi per omicidio colposo che vedono sul banco degli imputati Massimiliano Tortorella e Marco Cuppari della Marittima Sub Service per una storia che risale al 2013 relativa alla morte di Gianni Previato, 26 anni, un sub che lavorava in nero nel porto di Imperia. Si era salvato il suo collega: Ghero C., 40 anni, di origine bulgara.

Tortorella e Cuppari sono alla sbarra perchè rispettivamente uno amministratore di fatto e, l’altro, di diritto e della ditta “Marittima Sub Service”.

Questa mattina in aula è stato ascoltato il vicecomandante della Capitaneria Michele Burlando che ha raccontato come si sono svolti i fatti. “Sul gommone c’erano due persone la persona deceduta e un collega. Dovevano intervenire per liberare l’elica da una cima della motonave Dea Diana. Durante il tragitto c’era mare e vento e il gommone si era incastrato in un pontile. A causa dell’urto i due erano stati sbalzati in acqua. Il Previato era finito sott’acqua trascinato poi per una decina di metri dalla corrente. Il corpo non galleggiava era immerso. Forse la velocitá del mezzo (viaggiava ad una velocitá superiore ai tre nodi ndr ha riferito Burlando) ha causato l’incidente di un gommone particolarmente leggero”.

All’ufficiale sono state fatte domande sulla sicurezza e sulle eventuali violazioni alle normative del codice della navigazione. “Il mezzo non era inserito nel registro navale. Vero tuttavia che il personale a bordo avrebbe dovuto rispettare le normative”, ha sottolineato Burlando.
Un consulente ha potuto verificare solo la documentazione che era inserito nel fascicolo del pm. Ascoltato anche il luogotenente Francesco Corradi. “Avevo fatto un riassunto di quello che era successo con una annotazione che avevo firmato il 31 maggio 2013. Noi eravamo stati allertati dal 118 per una persona scomparsa in mare”.

Ha testimoniato anche un altro sottufficiale, il maresciallo Giuseppe Comba: “Ero in servizio quel giorno ed avevo coordinato la motovedetta e i miei uomini. Il nostro compito era quello di verificare se c’erano altre persone in difficoltá”. L’avvocato Pezzini per la difesa ha chiesto l’esistenza di barabordi sul pontile dove si era verificata la tragedia.
Il maresciallo del nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri di Imperia Carmelo Franzò ha sottolineato che “erano stati effettuati accertamenti e si era scoperto che non era in regola. C’era stato un tentativo maldestro di assunzione dopo il decesso”. Ascoltati altri due militari in servizio presso la capitaneria.

In aula è stata respinta l’eccezione sulla consulenza tecnica svolta da un perito del pm e la richiesta di una nuova perizia.
In una udienza precedente era stato escluso da questo procedimento la responsabilità civile dell’assicurazione del gommone sul quale si trovava Previato.

Fatto questo che, in soldoni, fa si che la parte civile del processo, la madre del sommozzatore di, non venga risarcita se non dagli imputati. Sempre che questi vengano condannati.

Tortorella e Cuppari sono difesi dell’avvocato Pezzini con il secondo assistito anche dell’avvocato Gallese.

Il processo è stato aggiornato con la sfilata di altri testi del e parte civile al 26 giugno.