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Imperia, quando l’assessore Podestà concede una biblioteca pubblica per una “festa privata”

1 febbraio 2017 | 23:43
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Imperia, quando l’assessore Podestà concede una biblioteca pubblica per una “festa privata”
Imperia, quando l’assessore Podestà concede una biblioteca pubblica per una “festa privata”
Imperia, quando l’assessore Podestà concede una biblioteca pubblica per una “festa privata”

Poliziotti e carabinieri in tenuta antisommossa distolti dal controllo del territorio, giornalisti e consiglieri non graditi in uno spazio pubblico

Imperia. “I giornalisti non sono ammessi, spiace”. Il funzionario di polizia, con molto garbo e cortesia, ha spiegato che in biblioteca, l’ex tribunale di Imperia, non si poteva entrare. Più tardi si è venuto a sapere che si poteva entrare solo su invito, insomma. Invitati da chi? Dagli attivisti di CasaPound.

Dentro è stato presentato un libro. Presente il coordinatore regionale di CasaPound Liguria e il curatore del volume  Ma i giornalisti erano persone sgradite. Motivo? “Non vogliono essere fotografati”, hanno spiegato gli stessi funzionari delle forze dell’ordine. Ma come? E tutte quelle foto pubblicate sulla pagina di Facebook di CasaPound Liguria con la gente, un quarantina di persone sedute ad ascoltare allora? Niente da fare.

Giornalisti non ammessi, stop. E’ la prima volta che a Imperia succede una cosa del genere: stona che un luogo pubblico sia diventato all’improvviso uno spazio privato. Accesso vietato anche ad un avvocato e a una coppia, marito e moglie imperiesi, incuriositi dal clamore suscitato in cittá per questa serata che poteva essere benissimo organizzata in un circolo o al ristorante senza scomodare le forze dell’ordine.

E non è andata meglio neppure al consigliere comunale di opposizione Mauro Servalli (Imperia Bene Comune), arrivato in serata in piazza De Amicis. Pure lui non ha potuto oltrepassare lo sbarramento di poliziotti in tenuta antisommossa.

Al lavoro una quarantina di agenti e carabinieri per una serata “privata”, come in un club dove si festeggiava un compleanno, in uno spazio che in realtà è il contenitore culturale per eccellenza della città. In questa occasione, gli unici ad essere stati  ammessi, erano solo pochi intimi.  Per “ragioni di sicurezza” anche i giornalisti sono stati tenuti non solo fuori, ma anche lontani a debita distanza. Evidentemente troppo pericolosi anche se avrebbero voluto assistere alla presentazione del libro e magari raccontarlo a coloro che sono rimasti a casa.

Situazione assurda, kafkiana. Ci sono delle responsabilità? Probabilmente sì e si preannunciano siluri politici. L’assessore Nicola Podestà aveva già sbagliato una prima volta quando il 27 gennaio aveva concesso l’ex aula magna della Lagorio per l’incontro, poi slittato, a mercoledì 2 febbraio. 

Servalli, parlando con i giornalisti “sgraditi”, che aveva chiesto di poter assistere all’evento in biblioteca, non l’ha presa bene ed è stato categorico: “Non finirà certo qui questo teatrino. Abbiamo assistito ad uno spettacolo scandaloso. L’assessore Podestà avrebbe dovuto negare questo incontro.  E invece non l’ha fatto, Lui e l’amministrazione si assumeranno le responsabilità politica per aver permesso tutto ciò. Hanno consentito di promuovere un incontro privato in un luogo pubblico. Incredibile”.

presidio antifascista

Alle 23 il “sciogliete le righe”. Via il presidio di un centinaio di persone che hanno manifestato pacificamente in piazza De Amicis, via anche quelli che hanno organizzato  l’incontro “privato” in biblioteca e via anche le forze dell’ordine che questa sera sono state distolte dal controllo del territorio e anche dall’emergenza di Ventimiglia e che sono rimaste per oltre tre in centro a Oneglia “blindata” da piazza Dante fino a via De Sonnaz. Anche il loro intervento ha un costo. Chi pagherà tutto ciò?