Processo per i maltrattamenti al Borea di Sanremo, i difensori: “I nostri assistiti vanno assolti”
Mager per Rosalba Nasi: “Quando qualcosa non funzionava ha chiesto chiarimenti alla direzione sanitaria”
Imperia. Dopo l’accusa e la parte civile è stata la difesa a prendere la parola nell’ultimo capitolo processuale per i maltrattamenti alla casa di riposo Borea di Sanremo. Un processo che vede sul banco degli imputati l’allora presidente della fondazione Borea Rosalba Nasi, quindi il presidente della Cooperativa Airone di Imperia Stefano Bisiani e un dipendente della struttura Benito Viale.
L’avvocato Alessandro Mager che difende Rosalba Nasi ha sottolineato come “nelle case di riposo, diciamolo subito, bene non si sta. Sono ambienti dove i disservizi appartengono alla quotidianità. Per chi li subisce rappresentano una forma di angheria o vessazione. Dire che la doccia non funziona oppure che l’anziano viene lasciato un quarto d’ora è normale se non vi è un’assistenza continua. Entrando nel merito delle contestazioni, pur avendo presentato delle memorie difensive, la mia assistita di alcune situazioni non ne sapeva nulla. Tra l’altro i documenti della pg erano viziati involontariamente e elencati come maltrattamenti salvo poi scoprire che erano dei semplici disguidi. Lei era informata solo su alcune situazioni che si vivevano nella struttura. Non appena è venuta a conoscenza di una situazione di un dipendente si è subito attivata chiedendo spiegazioni alla direzione sanitaria tanto che poi è stato allontanato”. Il legale, finita la sua arringa, ha poi chiesto l’assoluzione.
Per l’avvocato Andrea Artioli che difende Benito Viale, dipendente per 30 anni del Borea “l’attività processuale è stata condotta in modo impeccabile, ma siamo qui per difendere e rispondere alle condotte che ci sono state contestate e quindi capire se effettivamente il giudice le ritiene sanzionabili. Il mio assistito su certe condotte che sono state evidenziate durante la requisitoria non c’entra nulla. Non ci sono altri episodi di maltrattamento che ci sono stati contestati. Il Vitale, va certamente rilevato, da subito ha riconosciuto di aver rotto un piatto in testa ad una paziente, un gesto di nervosismo certamente condannabile, ma lui si è scusato. Il mio assistito non è perseguibile per altri episodi di cui non ci sono prove. Ha chiesto scusa – ha ripetuto il legale – tanto che la direzione lo aveva sospeso per 10 giorni. E i familiari non hanno presentato alcuna querela, ma avevano chiesto di essere allontanato dalla parente. Ma sappiamo che questa paziente, come altri erano difficili da gestire, ma non vogliamo giustificare questo comportamento. Lavorare sereni in certe situazioni, comunque, non è facile. Nelle intercettazioni ambientali e telefoniche non viene mai citato”. Artioli ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste oppure di non doversi procedere per difetto di querela qualora dovesse essere contestato il reato 582 del codice penale.
Per il presidente della Cooperativa Airone di Imperia Stefano Bisiani ha parlato l’avvocato Cristina Cappellin che ha chiesto l’assoluzione. “Ci sono stati testi che hanno sottolineato come non c’era alcun rancore nei confronti della cooperativa. “Quello che è stato assunto agli atti fa capire che la condotta di Bisiani è sempre stata regolare. La cooperativa forniva il personale, ma non aveva un diretto controllo sulle mansioni del personale. Quello era gestito dalla Fondazione così come previsto dalle disposizioni generali e nell’accordo tra le parti circa l’affidamento dei servizi che come scritto “si riserva ogni controllo”. Bisiani, tra l’altro, aveva comunque provato a nominare dei controllori. E tutte questi passaggi vanno tenuti considerazione. Bisiani è stato escluso da certe dinamiche e problematiche che erano sorte all’interno della casa di riposo. Nessuna segnalazione, tra l’altro, gli era mai stata presentata”.
Per le repliche l’udienza è stata aggiornata al 24 marzo.