Post alluvione, il sindaco Alessandri: “Colpiti da un “terremoto bianco”, ora siamo senza forze”

4 febbraio 2017 | 09:58
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Post alluvione, il sindaco Alessandri: “Colpiti da un “terremoto bianco”, ora siamo senza forze”

Situazione delicata nel paese dell’entroterra imperiese a due mesi dai violenti nubifragi

Pieve di Teco. Nessuna conferma, se non una notizia appresa dai giornali. Da un paio di giorni Alessandro Alessandri, il sindaco di Pieve di Teco, epicentro dell’alluvione di novembre, non chiude un occhio. Nelle casse del Comune mancano 200 mila euro per farlo stare più tranquillo e non arrivare a compiere azioni “estreme” come mettere in vendita il patrimonio del Comune o ancora peggio rimettere il mandato e chiedere l’arrivo del commissario al prefetto di Imperia. Sarebbe un duro colpo per la popolazione pievese. “Due mesi dopo i violenti nubifragi, su una richiesta di 662 mila euro – dice chiaramente Alessandri – scopriamo dai media che per Pieve arriveranno 112 mila euro per gli interventi urgentissimi e 305 mila euro per le somme urgenze. All’appello mancano 200 mila euro. Dove prendo quei soldi? Devo aumentare le tasse? Rischierei una insurrezione popolare. Vendo il Comune? Chiedo al prefetto di decidere?”.

Non alza la bandiera bianca e non si arrende, ma Alessandro Alessandri ammette di essere finito, suo malgrado, in un vortice senza uscita. “Territorio ferito due volte: dalla natura e dalla burocrazia”, dice. Qualcosa nei conti non quadra. “Se le cose che ho letto sono quelle allora sarà un bel guaio. Gli interventi urgenti come la sistemazione della fognatura, delle condotte, la regimazione delle acque e tutto il resto sono stati effettuati pochi giorni dopo i nubifragi. Mica potevo lasciare un paese con le gambe all’aria”.

Il sindaco di Pieve, centro importante della Valle Arroscia, parla apertamente che il territorio è stato l’epicentro di un “terremoto bianco”. “Che cosa significa? Non ci sono stati nè morti nè feriti, per fortuna, ma i danni sono stati enormi in questo territorio già fragile e che ha continuamente bisogno di interventi di manutenzione con soldi che non si trovano. Lo Stato ha stretto la cinghia. Le risorse economiche che arrivavano da Roma sono state tagliate e anche gli aiuti del Casinò sono stati azzerati. Viviamo con le nostre poche risorse e come me tutti i sindaci di questa terra meravigliosa che lo Stato, a quanto pare vuole ignorare”. Non è il classico sasso lanciato nello stagno tanto per attirare l’attenzione. Come lui la pensano anche altri colleghi amministratori dell’entroterra imperiese. Ma certamente più di altri Alessandri non è un sindaco abituato a restare in silenzio. Non l’ha fatto neppure durante un recente incontro con l’assessore regionale Giacomo Giampedrone. Si è sfogato facendo intuire chiaramente che le risorse richieste allo Stato sono insufficienti. “Ma dobbiamo continuamente tenere viva l’attenzione su questa emergenza – afferma Alessandri – viceversa la Valle Arroscia, dopo le ferite dell’alluvione, morirà e con lei anche la sua gente stanca di aspettare risposte che non arrivano”.