L’omicida di Monaco in carcere a Imperia, all’origine del delitto motivi di lavoro

25 febbraio 2017 | 19:22
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L’omicida di Monaco in carcere a Imperia, all’origine del delitto motivi di lavoro

Autopsia sul corpo della vittima e interrogatorio di garanzia per avere elementi più chiari sul grave fatto di sangue

Imperia.Da Monaco a Bordighera e poi ancora a Imperia, ma questa volta accompagnato dai carabinieri per essere rinchiuso nel carcere di via don Abbo dove si è chiuso nel silenzio. Nei prossimi giorni Ricard Nika, l’albanese di 30 anni che ha confessato di aver ucciso a coltellate Alfio Fallica, trentenne, siciliano d’origine, sarà interrogato per la convalida dell’arresto. Deve rispondere di omicidio volontario.

Il movente delitto avvenuto venerdì pomeriggio, ma è solo un ipotesi, potrebbe essere legato a questioni di lavoro. Ma si scava anche in altre direzioni tanto che gli inquirenti lasciano aperte più strade ma convinti che proprio dall’interrogatorio di garanzia potranno arrivare degli elementi più chiari sul drammatico fatto di sangue avvenuto ieri all’ombra della Rocca.

I due si conoscevano ed è un punto ferma dal quale partire nelle indagini della polizia. La vittima lavorava da tre anni nel ristorante Pulcinella di rue de Portier, mentre l’assassino aveva trovato lavoro nel locale, frequentato da persone benestanti e uomini d’affari da tre mesi.

Gli inquirenti italiani e la polizia monegasca collaborano attivamente. I militari del comando compagnia di Bordighera dell’Arma lavorano sotto lo stretto coordinamento del sostituto procuratore della Repubblica di Imperia Stefania Brusa. Si procede quindi in uno scambio di informazioni fitto e continuo per arrivare ad un unico risultato: capire quale sia stata la molla che ha fatto scattare il diverbio tra i due poi sfociato nel sangue.  Una gragnuola di coltellate che non hanno dato scampo al cuoco siciliano.

La salma è ora alla morgue a disposizione dell’autorità giudiziaria. Sarà eseguita l’autopsia, essenziale per poter ottenere altri dettagli utili per la ricostruzione, più fedele possibile, di quanto accaduto nelle cucine del ristorante del Principato ora sotto sequestro. Due le famiglie rovinate in un pomeriggio di fine febbraio in Costa Azzurra.