Aborto e obiezione di coscienza: il quadro in Liguria

Secondo l’ultima relazione del ministra della salute Lorenzin il numero delle IVG è diminuito ed è aumentato il numero dei ginecologi obiettori
Liguria. Il caso dell’assunzione nell’équipe di interruzione volontaria di gravidanza dell’ospedale San Camillo di Roma sta facendo discutere. Fra l’ordine dei medici di Roma e la Regione Lazio è scontro e il grande tema dell’attuazione vera della 194 è ritornato prepotentemente agli onori della cronaca facendo luce sull’enorme ricorso all’obiezione di coscienza che in molte regioni d’Italia rende sempre più difficile accedere all’aborto. A riguardo, qual è il quadro in Liguria? Quanti sono i ginecologi obiettori? Quanto è accessibile il servizio?
Secondo l’ultima relazione della ministra della salute Beatrice Lorenzin sull’attuazione della legge contenente le norme per la tutela sociale della maternità e per l’interruzione volontaria di gravidanza – legge 194/78 – (dati definitivi 2014 e 2015), in Liguria il numero delle IVG è progressivamente diminuito nel corso degli anni. Infatti nel 2015 sono state effettuate 2.700 IVG con una variazione del -10.7% rispetto al 2014 dove sono state notificate 3.023 IVG. Stesso scenario se si considera un arco temporale più ampio, quindi, ad esempio, quello compreso fra il 2006 e il 2014, in cui sulla base dei dati si osserva che in otto anni gli aborti sono diminuiti sia come tasso che come numerosità: se nel 2006 il tasso di abortività fra le donne liguri era di 10.9 (numero totale di IVG registrare pari a 3.700), nel 2014 lo stesso è calato del 1.4 per un valore di 9.5.
Entrando nel dettaglio, i tassi di abortività più elevati sono fra le donne di età compresa tra i 25 e i 29 anni con un valore di 16.4 unità. 7,3 è quello registrato fra le minori di 20 anni; 16.0 fra le donne di età compresa fra i 20 e i 24 anni; 16.4 tra i 30 e i 34 anni; 14.7 tra i 36 e i 39 anni; 11.2 tra i 40 e i 44 anni; 4.5 tra i 45 e i 49 anni. Per quanto riguarda la distribuzione percentuale, nel 2015 il 43.2% delle donne che ha abortito è in possesso di licenza media superiore e il 46.3% risulta occupata mentre la percentuale delle nubili (60.8%) è superiore a quella delle coniugate (33.0%), al contrario delle donne straniere (48.3% le coniugate, 45.2% le nubili). Circa le straniere, sempre nel 2015 il 40.5% ha effettuato in un’interruzione volontaria di gravidanza. Di queste 215 sono originarie dell’Europa dell’est; 217 di altri paesi europei; 173 dell’Africa; 2 dell’America del Nord; 393 dell’America del centro-sud; 92 dell’Asia e 1 dell’Oceania.
Considerando invece il numero degli obiettori di coscienza e i tempi di attesa, nel corso degli anni i primi sono aumentati e i secondi diminuiti, cioè migliorati. Dall’indagine emerge infatti che dal 2006 al 2014 la percentuale di ginecologi obiettori è cresciuta passando dal 56.3% al 59.7% e parallelamente è calata quella delle donne che aspetta meno di due settimane (“meno tempo”) fra il rilascio del certificato e l’intervento: se nel 2006 le donne che aspettavano meno di 14 giorni era di 51.1 e tra i 22 e i 28 giorni era di 14.1, nel 2014 la prima è di 71.4 e la seconda è di 8.0.
Guardando infine alle strutture con reparto di ostetricia e/ ginecologia (intese a livello di sede fisica, denominati nei flussi informativi “stabilimenti”) che praticano l’IVG , un vero primato spetta alla regione Liguria, dove nel 2014 è stato offerto un servizio in termini di numero assoluto del 100%: su un totale di 15 strutture disponibili tutte hanno praticano l’interruzione volontaria di gravidanza a differenza delle altre regioni italiane.