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Una sera tra gli “invisibili” che bussano alla Caritas parrocchiale di Imperia per chiedere aiuto

29 gennaio 2017 | 07:51
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Una sera tra gli “invisibili” che bussano alla Caritas parrocchiale di Imperia per chiedere aiuto
Una sera tra gli “invisibili” che bussano alla Caritas parrocchiale di Imperia per chiedere aiuto
Una sera tra gli “invisibili” che bussano alla Caritas parrocchiale di Imperia per chiedere aiuto

I “City Angels” locali consegnano il pacco viveri agli imperiesi a domicilio: “Per la vergogna non escono di casa”

Imperia. Borse di plastica da riempire con latte, biscotti, pasta, tonno e sughi, per un mese e preghiere nella speranza di ritrovare un lavoro. Il viaggio tra gli “invisibili” inizia alle 20,30 della sera quando davanti al portone marrone della Caritas parrocchiale di Oneglia, a fianco della chiesa di san Sebastiano, ci sono donne e bambini in attesa. Tante peruviane e tunisine, moltissime provengono da Ouled Chamek e anche qualche imperiese che, vincendo la vergogna, si mette in coda e attende il turno. Vivono in case con poche stanze e fanno come possono per pagare bollette e sfamare i figli. Alcune di loro sono badanti di persone anziane decedute e ora senza lavoro ma con i figli da mantenere. Gente sfortunata che ha trovato un aiuto.

Ad accoglierli nella sala al primo piano c’è Paolo, veterano della Caritas, che nella vita fa il consulente del lavoro, ma ci sono anche Silvia che fa divertire i bambini in una ludoteca improvvisata al piano terra, Alberto e Matteo insieme ad altri volontari che come in una catena di montaggio infilano pasta, sughi e scatolette dentro le borse di plastica e carrellini della spesa. In coda gli “invisibili” che attendono il loro turno. Presentano il documento d’identità, Paolo li registra e dà il via libera alla consegna. Alcuni arrivano da zone più lontane.

“Li accogliamo, ma solo per questa volta – dice il volontario – perché il prossimo mese dovranno bussare alla porta della Caritas della parrocchia dove abitano. Abbiamo già tantissime persone qui da accontentare”. Felipe, un bimbo piccolissimo piange in braccio alla mamma. Sorride quando Matteo e Alberto gli consegnano un cioccolatino e una caramella. “Fare sentire un po’ di calore e accoglierli con il cuore vuole dire tanto e noi ce la mettiamo tutta”, dicono i “City angels” imperiesi.

Alla fine della serata sono stati consegnati 62 pacchi con i generi alimentari. “C’è da rifornire il deposito – dice Alberto Botta, il responsabile – Le aziende ci vengono incontro, anche la cesta in parrocchia si riempie, ma chiediamo a tutti di aprire il loro buon cuore e di aiutare anche gli imperiesi che qui, per la vergogna, non vengono”. “Andiamo noi a casa loro – spiega Silvia, un’altra volontaria – Sono persone che hanno bisogno di assistenza e di sorrisi. Fare il volontario vuole dire anche questo. Abbiamo una lista di persone e le raggiungiamo a casa. Non ci sono solo stranieri, ma anche italiani che hanno perso lavoro e anche famiglia. Persone invisibili ma che vivono in città e che vanno aiutate come gli altri”.

“Una di queste l’ho trovata al freddo nel parcheggio qui sotto, poco distante dalla Caritas – racconta Alberto – Ora viene assistita e coccolata. Per noi è una vittoria dopo che la vita gli ha voltato le spalle”. Una rete solidale ben collaudata che dal prossimo mese sarà implementata con l’arrivo di tre ragazzi del liceo. Nel progetto alternanza scuola lavoro pure loro indosseranno i panni del volontario.