Tra le macerie di Arquata del Tronto, i vigili del fuoco di Imperia a “caccia” di case “sopravvissute” al terremoto
Case lesionate dalle scosse che fanno ancora e che rischiano di crollare; il lavoro complesso dei pompieri
Arquata del Tronto. Temperature da Polo Nord con le mani che ti si gelano appena le tiri fuori dal fuoristrada e accendi la torcia per fare luce tra le macerie delle case crollate una sopra l’altra. Ad Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, dal 2 gennaio scorso, operano un funzionario dei vigili del fuoco Alessandro Giribaldi e il suo autista, Fulvio Castellini. Un po’ come “fantasmi” girano in questo paese devastato dal terremoto a caccia di case che il sisma non ha abbattuto. Devono scrivere relazioni precise, documentarle nelle schede Aedes per conto del Dicomac di Rieti.
Il termometro del mezzo operativo del comando di Imperia oggi segnava meno 10 e con 30 centimetri di neve da superare in condizioni davvero proibitive. “Fa freddo, tanto freddo e lavorare in queste condizioni non è facile – racconta Alessandro Giribaldi – Torneremo a casa il 10 gennaio e la nostra missione non è ancora conclusa. Abbiamo effettuato un sopralluogo in una ventina di case: 13 quelle gravemente danneggiate dal terremoto, 7 quelle che sono rimaste in piedi e che possono essere considerate agibili, ma solo ad Acquasanta. La situazione più complessa – avverte Giribaldi – è stata rilevata ad Arquata: non solo le case, ma anche la strada è attualmente inagibile per la grande quantità di neve che ha ricoperto le strade e che nasconde anche probabili ostacoli”.
Testimonianze che arrivano in diretta da una zona dove il mondo si è capovolto, dove gli abitanti di questo piccolo paese hanno dovuto lasciare case e botteghe. Il sisma ha messo in ginocchio piccole aziende e intere famiglie che vi lavoravano. Hanno perduto tutto e nulla si potrà recuperare. Da agosto sono stati trasferiti sulla costa picena: vivono in alberghi o camping di San Benedetto del Tronto. Il vice sindaco di Arquata, Michele Franchi, gira senza sosta da mesi in una zona diventata troppo pericolosa. “Arquata non esiste più, il centro storico è crollato – dice Franchi – ma non molliamo di un centimetro, ora l’impegno è quello di mettere in sicurezza le persone.
Sette ore di viaggio dalla Riviera di Ponente a quel minuscolo paese del centro Italia che il sisma ha trasformato in un girone dantesco. I pompieri di Imperia hanno trovato una sistemazione ad Ascoli Piceno. E lì che sono stati inviati insieme ad un’altra coppia di colleghi sempre del comando di imperiese che invece operano nel Lazio con altri compiti operativi.
“Prima di noi erano arrivati altri colleghi sempre dalla provincia di Imperia – dice Giribaldi – Ora è il nostro turno, ma il Dipartimento della Protezione Civile potrebbe richiedere altri funzionari e pompieri per poi impiegarli in sopralluoghi per la verifica dell’agibilità delle case”. In questi giorni di festa e di grande tristezza per aver perduto tutto, i pompieri arrivati in paese sono stati accolti con grande rispetto e amore. Chiedono di poter tornare nelle loro case, ma alcuni non sanno ancora che nella zona rossa le abitazioni sono state sventrate dal sisma e crollate al suolo. Pure quello è difficile da raccontare per i pompieri in missione nel centro Italia.