Soldano, un incidente stradale ha stravolto la vita di Natascha: “Da ottobre un’odissea senza fine”
Visite specialistiche che tardano ad arrivare e un medico-angelo custode che l’aiuta ad uscire dalla palude della burocrazia
Soldano. Miracolata dopo un incidente stradale, una donna di 35 anni che abita a Soldano, da tre mesi è ostaggio non solo della burocrazia, ma anche della sanità lumaca che ritarda nel fissare prenotazioni e alla fine ti costringe a bussare alla porta del privato per ricevere assistenza ed essere curata.
Succede che un pomeriggio del 4 ottobre dell’anno scorso, Natascha C., in auto sta andando a prendere la figlia a scuola. In via Roma a Vallecrosia, all’altezza del ristorante Erio, un furgone con una donna a bordo, senza controllo, finisce contro la sua auto. Natascha viene estratta fuori dall’abitacolo grazie all’intervento dei vigili del fuoco. Malconcia per le conseguenze del violento scontro, ma sicuramente miracolata perché comunque non ha perso conoscenza.
“Da quel giorno è iniziato il mio calvario”, racconta Natascha che non ha mai perso la voglia di lottare neppure quando il 31 dicembre ha concluso il periodo di sostituzione di una collega in maternità in un supermercato. Sostenuta dal suo compagno, con tre ragazzi in casa da far crescere, si è infilata, suo malgrado, nel tunnel della burocrazia, quello più difficile da uscire. “Ritardi nelle visite specialistiche, documenti che non possono essere rilasciati al compagno perché non si possono violare privacy e chissà che cos’altro – racconta – e alla fine un medico che capisce la gravità della situazione e che come un angelo custode mi sostiene”.
Natascha incontra uno stimato medico di Sanremo. “Tra telefonate e appuntamenti alla fine è riuscito a fissarmi una visita con un neurochirurgo al Santa Corona di Pietra Ligure”. Ma le complicazioni sono dietro l’angolo. Natascha, da ottobre, vive giorno e notte con un collare. Ha bisogno di essere visitata perché quelle quattro vertebre schiacciate, quelle due lesioni al collo e al gomito e soprattutto una sospetta lesione al midollo rappresentano qualcosa di più che un semplice paziente da “codice bianco”.
Rimbalzata da un giorno all’altro dal Cup per fissare una prenotazione per una elettromiografia che non arriva, in attesa anche per tre mesi per ottenere un appuntamento per una risonanza magnetica, la donna è costretta a cure continue con medicine e soprattutto ad affrontare momenti più che giustificati di tensione in casa e sbalzi di umore perché si è trovata a combattere una battaglia che fino al 4 ottobre non gli apparteneva. E poi c’è l’altro capitolo, quello dell’assicurazione, che non va ignorato.
“Per essere curata, per ottenere assistenza – si sfoga Natascha – alla fine sei costretta a rivolgerti ad un ambulatorio privato anche solo per farti fare una lastra e non perdere tempo e magari compromettere il tuo stato di salute, ma è assurdo”. Lei vorrebbe spaccare il mondo, sentirsi utile per la famiglia e magari tornare al lavoro, sempre in quel supermercato che le piaceva tanto, in un ambiente accogliente tra colleghi e ispettori che l’hanno dipinta come una dipendente modello.
Prima di quel maledetto incidente Natascha, insomma, svolgeva una vita normale e tranquilla. Ora si trova in una palude, in una mare di complicazioni e prigioniera di una sanità che non risponde adeguatamente alle richieste del cittadino che però paga le tasse. Ma sulla sua strada ha trovato un angelo custode, un medico che, per fortuna, ha deciso di combattere con lei in prima linea per ottenere quell’assistenza, quelle cure di cui ha giustamente diritto. E poi c’è la famiglia da aiutare e il sogno di ritornare a quel lavoro che amava prima di quel drammatico 4 ottobre quando in auto stava andando a prendere la figlia a scuola e un furgone le è piombato addosso. Alla guida una donna, ambulante sui mercati, che si era addormentata.