Settimana di preghiera in diocesi per l’unità dei cristiani
Come di consueto in agenda dal 18 al 25 gennaio
Albenga-Imperia. Comincia tra pochi giorni la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. «L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione», tratto dalla seconda lettera di Paolo ai Corinti (5,14-20) guiderà la settimana di preghiera, come di consueto in agenda dal 18 al 25 gennaio. Promossa congiuntamente dal Consiglio ecumenico delle chiese e dal Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, la Settimana di quest’anno è stata preparata dai cristiani tedeschi in vista del cinquecentenario della Riforma protestante del 2017. Di seguito l’intervista a don Alberto Casella, direttore dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo e il dialogo interreligioso, pubblicata sul quotidiano Avvenire.
I credenti delle differenti confessioni sono tutti parte di un’unica Chiesa?
Nel Decreto sull’ecumenismo del Concilio Vaticano II, l’Unitatis redintegratio, viene chiaramente affermato che Cristo ha previsto la Chiesa come una e unica e che ogni divisione quindi è un allontanarsi da questa sua volontà. Il ristabilire l’unione fra i cristiani, dunque è un rispondere a un progetto di Dio che vuole la Chiesa una e visibile, veramente universale e missionaria verso il mondo intero. Al movimento ecumenico partecipano proprio tutti i cristiani che invocano la Trinità, confessano Gesù come Signore e Salvatore, vivono in comunità nelle quali si predica e vive il Vangelo e che essi stessi chiamano Chiesa loro e Chiesa di Dio. Non siamo nemici, né lontani cugini. I cristiani sono fratelli separati.
Cosa significa fare ecumenismo?
Più che fare è importante vivere l’Ecumenismo reale, nell’intima convinzione che via sia una e unica Chiesa. Occorre innanzitutto una conversione del cuore del credente chiamato a mutare radicalmente se stesso e orientarsi verso una sana visione ecumenica. Ne consegue poi il dovere di una reciproca conoscenza fra i fratelli separati, necessaria per superare ogni timore e pregiudizio. Solo così allora potremo realmente vivere quella straordinaria dimensione spirituale che è l’unione nella preghiera.
Nelle parrocchie della diocesi come si può crescere in questo cammino ecumenico?
Innanzitutto partendo dalla conoscenza delle altre realtà cristiane presenti in parrocchia, siano esse strutturate in chiese e comunità che espresse da singoli fedeli isolati. Se pensiamo alla realtà dei tanti lavoratori e lavoratrici dell’Est Europa ortodossi, dei turisti ormai residenti del Nord Europa e dei migranti africani appartenenti alle varie denominazioni riformate, ci accorgiamo che l’ecumenismo tocca non solo i grandi centri urbani ma anche molte comunità parrocchiali dell’entroterra. Il pregare insieme e magari vivere momenti di fraternità può essere un’ottima strada per respirare una dimensione ecumenica in ogni realtà. A tale proposito non posso non ringraziare il diacono Giorgio Pizzo, direttore dell’Ufficio Migrantes, da anni pioniere dell’ecumenismo nella nostra diocesi.
Quali segni e gesti indica la diocesi per vivere la dimensione ecumenica nella chiesa cattolica?
In diocesi, a parte la fiorente un tempo e ora estinta comunità anglicana di Alassio, ci si trova di fronte a realtà nuove, in continua crescita. È ormai consolidata la collaborazione con la Chiesa evangelica e metodista, guidata dal pastore Jonathan Terino, presente a Imperia, e la Chiesa ortodossa romena, guidata dal pope Claudiu Mihai, di Albenga. Stiamo però, come diocesi, aprendoci a nuovi e proficui contatti. Quest’anno assume grande significato la visita di monsignor Borghetti alla Chiesa valdese di Imperia, il 18 gennaio. Il segno più forte sarà, come l’anno scorso, quello della veglia ecumenica che si terrà la sera di venerdì 20 gennaio nella chiesa di San Nicola a Cervo. Durante la celebrazione verrà eretto un muro di simbolici mattoni (i peccati dell’uomo), a significare le divergenze dei credenti, che verrà poi smantellato dai ministri di culto presenti che disporranno i mattoni in forma di croce, a rendere visibile il trionfo della Croce sul peccato e su ogni divisione umana.