Taglio dei servizi, Sanremo Attiva: “Salviamo gli asili della città dei fiori”

11 gennaio 2017 | 09:13
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Taglio dei servizi, Sanremo Attiva: “Salviamo gli asili della città dei fiori”

“I servizi essenziali ed incomprimibili per i cittadini vanno sottratti alle logiche di mercato ed ai vincoli di finanza pubblica”

Sanremo.Sanremo Attiva si esprime riguardo al taglio dei servizi degli asili nido: “Il taglio dei servizi di asilo nido prospettato dall’amministrazione comunale non è accettabile per una città che voglia definirsi civile.

Dopo aver letto la delibera di Giunta Comunale nr. 254/2016 e le dichiarazioni agli organi di stampa rilasciate dall’assessore Pireri condividiamo la preoccupazione espressa dal personale che lavora nelle strutture e da molti genitori di Sanremo.

Recentemente la Corte Costituzionale ha chiaramente indicato come sia “… la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione…”, ribadendo ancora una volta come l’erogazione dei servizi essenziali ai cittadini sia garantito dalla Costituzione e debba prevalere sui vincoli di finanza pubblica.

Proprio poco dopo questa importante pronuncia i sanremesi scoprono che l’amministrazione ha intenzione di tagliare i servizi relativi agli asili nido e di aumentare la quota affidata a ditte esterne tramite appalto in ragione di un presunto risparmio economico e della diminuita natalità.

Non possiamo assolutamente condividere questa scelta. E’ ormai assodato, infatti, che esternalizzare un servizio essenziale ha come conseguenza una maggior precarietà ed una minor tutela delle educatrici con il conseguente decadimento della qualità del servizio.

I servizi essenziali ed incomprimibili per i cittadini vanno sottratti alle logiche di mercato ed ai vincoli di finanza pubblica.

Esortiamo l’amministrazione ad avere lo stesso coraggio e la stessa determinazione che nel 2012 ebbero il Sindaco e l’Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Napoli che assunsero circa 300 maestre precarie ritenendo che tale spesa non fosse assoggettabile all’allora vigente patto di stabilità e fu la stessa Corte dei Conti ad affermare che avevano agito correttamente”.