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Pornassio, parla l’avvocato dell’OSS Vjollca Ferhati, agli arresti domiciliari per l’indagine sui maltrattamenti al Cicalotto

4 gennaio 2017 | 10:55
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Pornassio, parla l’avvocato dell’OSS Vjollca Ferhati, agli arresti domiciliari per l’indagine sui maltrattamenti al Cicalotto
Pornassio, parla l’avvocato dell’OSS Vjollca Ferhati, agli arresti domiciliari per l’indagine sui maltrattamenti al Cicalotto
Pornassio, parla l’avvocato dell’OSS Vjollca Ferhati, agli arresti domiciliari per l’indagine sui maltrattamenti al Cicalotto
Pornassio, parla l’avvocato dell’OSS Vjollca Ferhati, agli arresti domiciliari per l’indagine sui maltrattamenti al Cicalotto
Pornassio, parla l’avvocato dell’OSS Vjollca Ferhati, agli arresti domiciliari per l’indagine sui maltrattamenti al Cicalotto

“Le posizioni degli indagati devono ancora essere accertate così come devono essere ben identificati i ruoli di ognuno”

Pornassio. Con ogni probabilità farà ricorso al tribunale del riesame per ottenere una misura meno restrittiva nei confronti della libertà della sua assistita, Oliviero Olivieri, l’avvocato che difende l’OSS 45enne Vjollca Ferhati: l’operatrice socio-sanitaria ora agli arresti domiciliari in attesa del processo per i presunti maltrattamenti nei confronti degli ospiti presenti all’interno della Rsa psichiatrica “Il Cicalotto”. Dieci gli indagati, tra cui, oltre alla Ferhati, anche l’infermiere Massimo Deperi, la collega romena Elena Stoica, il direttore sanitario e le due coordinatrici del personale.

“La mia assistita non lavora più nella struttura dallo scorso 10 dicembre”, ha dichiarato l’avvocato, “Non c’è quindi pericolo di inquinamento probatorio né di reiterazione dei reati”. Per quanto concerne le esigenze cautelari che giustificano un provvedimento limitativo nei confronti della libertà personale, inoltre, è da escludere anche la possibilità che la donna di origini albanesi si dia alla fuga: “Ha marito e figli in Italia”, ha spiegato Olivieri, “Lasciare il paese non è nel suo interesse. Secondo noi, dunque, non ci sono le esigenze cautelari che giustifichino gli arresti domiciliari”.

Vjollca Ferhati lavorava al “Cicalotto” da circa sette mesi, dopo aver ricoperto incarichi analoghi in altre strutture gestite dalla cooperativa “Il Faggio”: “Non ha mai ricevuto un ammonimento in passato”, ha dichiarato il suo legale.
“Le posizioni degli indagati devono ancora essere accertate così come devono essere ben identificati i ruoli di ognuno”, ha detto Olivieri: questo il motivo per cui ieri Deperi, Stoica e Ferhati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere nell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Massimiliano Botti.

Certo è che le immagini catturate dalle telecamere nascoste della Guardia di Finanza sono forti e parlano da sole. Una delle scene più cruente che vede coinvolta Vjollca Ferhati è quella in cui un paziente chiede aiuto perché caduto a terra e lei replica “ora sono cazzi tuoi”. Se non si può mettere in discussione la violenza verbale nella risposta dell’operatrice, bisogna però tenere conto di quello che le intercettazioni non mostrano: “La mia assistita, subito dopo quella risposta ha chiamato l’infermiere presente”, ha dichiarato l’avvocato, “Perché lei, in quanto OSS non doveva assolutamente alzare il paziente da terra: queste sono le disposizioni di primo soccorso. La prima cosa che assolutamente un OSS non deve fare nel momento in cui un paziente è a terra è tirarlo su, ma deve chiamare immediatamente l’infermiere di turno”. “Questo è uno dei tre o quattro episodi”, ha concluso il legale, “Che vengono contestati alla mia cliente e che si riferiscono sempre agli stessi pazienti”.