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Iniziare un percorso educativo con il proprio cane, come essere un buon referente

23 gennaio 2017 | 09:12
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Iniziare un percorso educativo con il proprio cane, come essere un buon referente

Decidere di far entrare un cane nella propria vita è una scelta che la cambia, proprio come la nascita di un bambino

La vecchia scuola prevedeva di tenere il cane presso l’addestratore per il tempo necessario al fine di educarlo o rieducarlo e poi restituirlo ai proprietari “riprogrammato”. Teniamo presente una cosa: i cani sono animali, i nostri compagni di viaggio, e sono esseri senzienti come noi. Come possiamo trattarli come oggetti? Li portiamo dall’addestratore per essere educati quando magari stiamo solo imparando ad esercitare l’autorità tramite coercizione e i comandi base: seduto-terra-resta.

Sappiamo tutti che “ai cani manca solo la parola”, e “meno male” aggiungerei! Chissà quante cose ci direbbero! Il cane vive con noi e ci osserva tutto il tempo, ci conosce molto bene e impara a leggere i nostri comportamenti, individua i “rituali” che abbiamo ed entra in risonanza con i nostri stati d’animo. Ci avete mai fatto caso?

Se un cucciolo cresce con una base di esperienze positive e incoraggianti verso il mondo sarà un adulto con autocontrollo, comunicativo con persone e altri cani, collaborativo e vicino a noi. Tutto questo se noi saremo in grado di dimostrarci leader saggi, che sanno come gestire le risorse e tutelare il gruppo sociale. Soprattutto se saremo forti caratterialmente, sicuri di noi. Questo vuol dire essere centrati e saldi, consapevoli di quando siamo messi sotto test dal cane, il quale soprattutto nella fase giovanile vuole scoprire chi è e quale è il suo posto.

Evitare di andare in conflitto con il nostro cane mantenendo le nostre posizioni ci darà modo di acquisire valore ai suoi occhi. Varie situazioni quotidiane, dalle passeggiate al guinzaglio alla vita domestica e sociale, ci mettono alla prova e le cose a cui prestare attenzione sono molte. Decidere di far entrare un cane nella propria vita è una scelta che la cambia, proprio come la nascita di un bambino. I ritmi della giornata cambiano, la disposizione in casa di alcuni mobili cambia e il pavimento inizia a riempirsi di giochi e giochini. La responsabilità che abbiamo nei suoi confronti è massima, lui ha noi come referenti per ogni cosa nella sua vita.

La questione è questa: che accreditamento abbiamo ai suoi occhi come referenti? Se la valutazione del nostro compagno non è molto buona, è molto probabile che inizi a pensare lui alle cose per le quali non ci ritiene affidabili. Inizierà a prendere l’iniziativa per le interazioni sociali (es. tira al guinzaglio e salta addosso), per la difesa del territorio(es. abbaia alla rete del giardino e corre avanti e indietro), per le attività da fare (es. abbaia per richiamare la nostra attenzione, per mangiare, per giocare ecc). Tutto questo controllo è fonte di stress, da qui nascono una variegata serie di conseguenze, comportamentali per cui nascono conflitti e il rapporto ne viene danneggiato.

Oggi vi sono centri di riabilitazione comportamentale (ad esempio per cani ex-combattenti) che tengono i cani presso di loro, ma hanno una serie di protocolli per riabilitarlo ad una vita sociale tranquilla e serena. Alcune persone mi hanno chiesto se potevo tenere il cane finché non fosse migliorato, questo è ancora il risultato di una mentalità in cui si vede il cane come oggetto da aggiustare. La domanda che vi pongo è questa: se io lavoro con il cane e lui migliora, poi torna con voi che non fate però ciò che ho fatto io, cosa potrebbe accadere? Ve lo dico subito: nel giro di poco si tornerebbe agli schemi precedenti per cui il cane riprende le abitudini a noi sgradite. È il proprietario che ha da imparare a comunicare con il suo compagno di vita, gestire le risorse ed essere una guida affidabile e consapevole.

Affrontare un percorso di educazione con il proprio cane significa decidere di dare una svolta a certe abitudini e inserirne altre, cambiare schemi mentali e credenze riguardo il mondo animale e così via. È una scelta fatta in consapevolezza, i tempi possono essere brevi o lunghi dipende dal vostro impegno e dal lavoro che fate insieme al cane per costruire o ri-costruire il vostro rapporto. Siate accorti nella scelta dell’educatore che vi seguirà nel percorso, quale metodo usa e se vi rende consapevoli di cosa fare e come farlo al meglio con il vostro compagno a 4 zampe. Il cane insegna, come lui il gatto e tutti gli animali con cui entriamo in contatto nella nostra vita. Il percorso di educazione è per entrambi, cane e proprietario o meglio si potrebbe dire per l’intero gruppo sociale, cioè la famiglia.

L’educatore ha il ruolo di trasmettere le conoscenze e dare gli strumenti teorici e pratici per convivere serenamente con il nostro compagno a 4 zampe. Il gruppo sociale ha il compito di imparare gli esercizi da generalizzare e sfruttare poi nella vita quotidiana,  per questo ci vuole impegno e costanza, almeno per iniziare e far si che le cose difficili diventino facili con la pratica. Il cane segue il proprietario quindi se il proprietario fa gli esercizi e lui lavora e si vedono i cambiamenti. La mancanza di “lavoro con il cane” si nota in quanto non fa ciò che gli viene richiesto o mantiene gli stessi atteggiamenti reattivi, paurosi o aggressivi, e così via. Per questo non esitate a rivolgervi ad un educatore, l’importante è che siate consapevoli che questo vuol dire impegno da parte vostra e apertura al cambiamento.

Dottoressa Marzia Massocco

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