Edilizia: aumenta la cassa integrazione, lavori pubblici appaltati fuori provincia.
Su sei milioni di euro appaltati dal comune di Sanremo solo 350.000 a imprese locali. E smaltire lo “zetto” costa più del materiale da costruzione.
Imperia e provincia. Le discariche di inerti per il conferimento dello “zetto”, cioè il materiale di risulta dei lavori di demolizione in edilizia, sono solo tre in provincia di Imperia, tutte private: a Ventimiglia la Rivara, a Imperia la Cerutti, a Camporosso la Tesorini che però fa solo recupero momentaneo ma non è una discarica.
Un project financing presentato a suo tempo dalla società Idroedil per la realizzazione di una nuova struttura pubblica in valle Armea è stato ritirato dalla società stessa, impegnata in progetti internazionali e probabilmente non intenzionata a trovarsi nuovamente al centro di battaglie prospettate da associazioni cittadine.
Ma qual è la situazione per gli operatori del settore? Ne abbiamo parlato con Olimpio Lanteri, presidente provinciale dell’ANCE, Associazione Nazionale Costruttori Edili.
“Il problema di dove scaricare lo “zetto” è ben conosciuto dagli enti competenti ed è stato al centro di manifestazioni di protesta da parte degli operatori del settore. A questo però si aggiungono problematiche legate alle norme sugli appalti, perchè gli oneri di smaltimento degli inerti sono tra le voci assogettate al ribasso d’asta mentre dovrebbero esserne al di fuori come i costi per la sicurezza: si tratta infatti di costi certi sui quali le ditte non hanno alcun margine di recupero.
Il costo attuale per conferire lo zetto in discarica è di circa 40 euro al metro cubo oltre al trasporto. Il paradosso è che costa di più smaltire un metro cubo di zetto che comprare un metro cubo di sabbia da costruzione. Assogettare questi costi al ribasso d’asta vuol dire esporre le imprese a ulteriori riduzioni dei già esigui margini di utile in un momento difficile per la sopravvivemza delle imprese stesse.”
Con queste premesse può capitare che qualche piccola impresa in difficoltà infranga la legge e abbandoni lo zetto in discariche non autorizzate. E’ un comportamento da censurare e che l’Ance combatte per tutelare le imprese corrette, ma da quanto emerge dalla situazione per alcuni può rappresentare l’alternativa alla chiusura dell’attività.
“A tutto questo – riprende Lanteri – va aggiunta la difficoltà a riutilizzare il materiale inerte trattato, che potrebbe essere utilizzato per diversi lavori ma non viene ben accettato nei lavori pubblica nonostante le recenti norme che prevedono una minuziosa certificazione della qualità. Gli impianti di trattamento si trovano quindi con i piazzali pieni e non possono accettare nuovi carichi. Un giro vizioso che aggrava la situazione.”
A margine del discorso sugli inerti, il presidente dell’Ance torna a sottolineare le difficoltà del settore negli ultimi anni.
“Ancora questa mattina una ditta importante, attiva da una quarantina di anni, ha firmato con i sindacati la Cassa Integrazione per cinque dipendenti. E’ uno stillicidio quotidiano: altre ditte, sempre con attività pluridecennale, hanno già fatto ricorso alla Cassa e rischiano la chiusura perchè non c’è più lavoro. L’edilizia privata è ferma, il mercato immobiliare si muove lentamente e solo per costruzioni già esistenti.
La beffa finale è che per i meccanismi imposti dalla legge quel poco che si muove nel settore dei lavori pubblici finisce fuori provincia. Un esempio recente arriva dagli esiti degli appalti del comune di Sanremo: su sei milioni di euro di lavori appaltati in cinque lotti a fine 2016, solo 350.000 euro sono stati assegnati a imprese locali. In questo scenario, il problema della discarica di inerti si risolverà da solo per la mancanza di materiale da abbancare, che sparirà insieme alle imprese locali.”