Detenuto con il telefonino nel carcere di Imperia, grido d’allarme del Sappe: “Mancano agenti, servono rinforzi”
Mancano gli agenti che comunque sono attenti e vigili: nel 2016 sequestrati due chili e mezzo di droga
Imperia. Era già successo a Sanremo e il caso si è ripetuto a pochi giorni di distanza anche a Imperia. Un detenuto arrestato e tradotto nel carcere di via Don Abbo a Imperia è entrato in cella col il telefonino. Gli agenti lo hanno scoperto il giorno successivo dopo un’accurata perquisizione e quindi il cellulare è stato sequestrato.
E’ successo domenica scorsa quando in piena notte l’arrestato è arrivato nel penitenziario in centro città. “In quel momento in servizio c’erano tre agenti – spiega Lorenzo Michele, segretario regionale del Sappe – Effettuare controlli minuziosi era pertanto impossibile. Ma il cellulare che comunque è stato trovato tra gli effetti personali del detenuto è stato sequestrato”. Ma il sindacalista offre anche un altro spunto di riflessione sulla vicenda. “Se il detenuto fosse arrivato al mattino – dice – sicuramente sarebbe stato controllato da cima a fondo. Già di giorno ci sono pochi agenti, di notte ancora meno. La verità infatti è che il carcere è letteralmente in ginocchio. Gli agenti però sono sempre molto vigili. Non si può certo dire che non c’è alcun filtro. Nel 2016 proprio nel carcere di Imperia sono stati sequestrati due chili e mezzo di droga che erano entrati nella casa circondariale e non è poco in una situazione dove i detenuti sono un centinaio e dove da tempo denunciamo la carenza di personale”.
E un telefono cellulare, solo qualche giorno prima, era stato sequestrato sempre dalla polizia penitenziaria nel carcere di Valle Armea. Un episodio che è anche un segnale di un’altra grave problematica. Secondo Fabio Pagani, segretario regionale della Uilpa Polizia Penitenziaria, “gli istituti italiani non sono assolutamente adeguati e pronti sia per la tipologia arcaica delle strutture sia per la scarsità delle risorse umane e tecnologiche. L’apertura dei detenuti, fatta tanto per far vedere qualcosa all’Europa e per convincerci che siamo il paese di Cesare Beccaria, ovvero il paese del diritto, se non sarà supportata da un’urgente riforma complessiva del sistema di esecuzione penale sarà nociva per la collettività e per i detenuti stessi, che subiranno le nefaste dinamiche della malavita negli spazi aperti del carcere”.