Toti a Rezzo con Scajola e Giampedrone: “Vicini alla gente, ecco la politica del fare per il territorio”
La Valle Arroscia è stata una delle zone più colpite dai nubifragi del mese scorso
Rezzo. Gli auguri di Natale agli abitanti di Rezzo, paese della Valle Arroscia colpito dai nubifragi del mese scorso, arrivano da tre “re magi” della politica di casa nostra: il governatore Giovanni Toti, l’assessore Marco Scajola e Giacomo Giampedrone. “Vicini alla gente, vicini al territorio”, hanno detto mettendo piede in una delle zone che ha subito danni gravissimi dalla tempesta d’acqua del 24 novembre scorso.
E lo stesso Toti ha ricordato che “lo stato di emergenza riconosciuto ci consente di utilizzare fondi regionali sui capitoli di spesa provenienti dalle accise che si potranno così andare ad aggiungere agli 11 milioni previsti dallo Stato”.
Nella seduta di martedì prossimo della Giunta regionale verranno varate misure regionali per un ammontare complessivo di 2,5 milioni di euro che stanzieremo per interventi di ripristino della viabilità, fuori dalle somme urgenze. A questo primo provvedimento se ne aggiungerà un altro, entro la fine dell’anno, con ulteriori risorse per dare una risposta significativa alle aree colpite dal maltempo.
“In questo momento – hanno ripetuto a gran voce i sindaci della Valle Arroscia in testa quello di Pieve di Teco Alessandro Alessandri – chiediamo massima tranquillità, ma soprattutto forze economiche, che i Comuni non hanno, per interventi di messa in sicurezza del territorio”.
Qui a Rezzo una valanga di fango scesa dalla montagna si è portata via una casa, un’altra è inagibile e una ha rischiato di sprofondare nel rio Santa Lucia che ha rotto gli argini. Ma hanno subito danni anche la rete dell’acquedotto e quella fognatura. Per quasi dieci giorni la strada per Lavina è rimasta inagibile.
I bambini hanno seguito le lezioni grazie a docenti volontari, gli abitanti sono stati assistiti da un medico inviato dal 118 e da un sindaco infaticabile come Renato Adorno che non ha chiuso un occhio tra interventi di somma urgenza e tavoli tecnici con la prefettura convocati anche più volte al giorno. E la zona, a distanza di tre settimane, è ancora pericolosa. “Se la protezione civile dovesse emanare l’allerta arancione – dice il sindaco – la strada verrebbe chiusa. Quella montagna va messa in sicurezza e non è un intervento né semplice nè veloce”.