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Aumentano i casi di Hiv in Riviera: 24 nuove diagnosi dall’inizio del 2016

10 dicembre 2016 | 11:00
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Aumentano i casi di Hiv in Riviera: 24 nuove diagnosi dall’inizio del 2016

“Il contagio avviene prevalentemente per via sessuale, negli individui maschi e l’età più a rischio è compresa fra i 25 e i 35 anni”

Imperia. Non si arrestano le infezioni da Hiv in Riviera. Dall’inizio del 2016 l’ambulatorio di malattie infettive dell’Asl1 imperiese ha diagnosticato 24 casi con un aumento rispetto agli anni 2014 e 2015, dove ne sono stati diagnosticati 12/14.

“L’aumento può tuttavia trovare conferma solamente nel 2017 – spiega il dottor Giuseppe Ferrea, direttore del reparto di malattie infettive dell’Asl1 imperiese –, un anno solo non basta per esprimersi con sicurezza. È certo invece che il contagio avviene prevalentemente per via sessuale, negli individui di sesso maschile e che l’età più a rischio è compresa fra i 25 e i 35 anni. Ancor più certo è che oggi, con una diagnosi precoce e con i nuovi farmaci, di Hiv non si muore: la vita è garantita allo stesso modo che per una persona non siero positiva.Da non sottovalutare inoltre che molti pazienti con infezione da virus dell’immunodeficienza acquisita sono anche co-infettati dal virus dell’epatite C (Hcv), e da marzo 2015 l’Asl1 imperiese ha trattato i diversi i casi (pazienti con Hiv, pazienti con Hcv e pazienti con Hiv e Hcv) riscontrando sempre risultati estremamente positivi”.

La diagnosi ha dunque un ruolo decisivo. Anche se, come è emerso dai dati dell’Osservatorio epidemiologico regionale per le malattie infettive diffusi nel corso del quinto Congresso regionale Anlaidas Liguria che si è svolto a Genova lo scorso 1° dicembre, ancora oggi, purtroppo, la diagnosi dell’infezione da Hiv è tardiva. I pazienti tendono infatti ad arrivare dal medico quando hanno già sviluppato i sintomi e si stima che in tutta la Liguria ci siano almeno 700 sieropositivi che non sanno di esserlo.

“È molto importante agire sulla prevenzione e quindi limitare il rischio trasmissione dell’infezione – aggiunge la dottoressa Chiara Dentone, medico infettiveologo presso l’Asl1 imperiese –. I pazienti infetti da Hiv devono essere a conoscenza del fatto che se seguono correttamente la terapia, oltre a salvare la propria vita, salvano anche quella dei loro compagni, in quanto la terapia permette di ridurre la carica virale del sangue riducendo a sua volta le probabilità di trasmissione. Inoltre l’Asl1 imperiese, differentemente dalle altre aziende sanitarie liguri, da due anni e mezzo è la sola che permette di effettuarelo screening del carcinoma anale: la migliore strategia per diagnosticare l’infezione in tempo, prolungare l’aspettativa di vita del paziente, riducendo di conseguenza il rischio di mortalità e insieme di trasmissione. Il servizio, completamente gratuito, è svolto una volta al mese e i dati sono comunicati entro quindici giorni. Inoltre presso il nostro ambulatorio è possibile fare, tutti i giorni e secondo determinati orari, il test Hiv”.

Intervenire per tempo è assolutamente indispensabile, a maggior ragione quando nel quadro generale della regione Liguria, sono circa 100 l’anno le nuove diagnosi per Hiv, con una media di circa due persone a settimana alle quali viene diagnosticata l’infezione. Circa l’incidenza delle nuove diagnosi, invece,  il 4% riguarda cittadini italiani e il 18% stranieri che, nella maggioranza dei casi, hanno contratto l’infezione già su territorio italiano. Complessivamente in Liguria sono 3.228 i malati in cura ai quali occorre aggiungere i dieci casi di bambini nati da madri sieropositive. Nel complesso, dal 2001 al 2016 sono state notificate 1775 nuove diagnosi di infezione da Hiv, con un’incidenza media annua pari a 7,1 per 100.000 abitanti.