Achille Pennellatore: “Io che il treno lo amo praticamente da quando sono nato”

Conosco la linea traversina per traversina, palo per palo, giunto di binario per giunto
Ultimo atto ieri, martedì 1° novembre, del tratto ferroviario fra Andora e San Lorenzo. Sono un po’ triste; il treno lo amo praticamente da quando sono nato. Mi ha tenuto compagnia nei miei momenti meno brillanti e sono tuttora fer-amatore e fermodellista. Questa linea l’ho usata per turismo, lavoro, studio. Conosco la linea traversina per traversina, palo per palo, giunto di binario per giunto.
Linea concepita verso la fine della prima metà dell’800, dapprima con il tronco Genova – Voltri (1856), poi Voltri – Savona (1868) infine, nei successivi quattro anni (1872), si arrivò a inaugurare anche il tratto Savona – Ventimiglia. Il 25 il 25 Gennaio 1872 con la Società SFAI partì da Genova il primo treno ordinario alle ore 06:55 diretto a Ventimiglia, “salutando quella fertile e industriosa catena di paesi che si distende fino al confine occidentale”. Così descrivono i libri dell’epoca con l’immancabile retorica caratteristica dell’epoca.
Gallerie da Savona a Ventimiglia per 20,613 metri, il resto fra ponti viadotti e bellissimi tratti proprio sulle scogliere e bagnasciuga, tranne la rientranza fra Laigueglia e Andora, dove con la Galleria di Capo Mele, il binario abbandona le spiagge ma le ritrova subito dopo Andora.
La trazione dei treni fu affidata a locomotive SFAI, poi Rete Mediterranea e, dal 1905, con le Ferrovie dello Stato. Dapprima con vaporiere e nel 1931 fu completata fino a Ventimiglia l’elettrificazione sistema trifase. La più snella e moderna corrente continua soppiantò quella trifase nell’autunno del 1967 e così è rimasta attualmente, ovviamente con i dovuti perfezionamenti dettati dal progresso tecnologico.
Nelle due foto il treno storico fra Andora e Cervo con carrozze d’epoca Corbellini e Centoporte trainate dalle anziane ma vispe E 428 ed E 626, ottimamente restaurate e tenute in ordine di marcia dalle maestranze del Deposito di La Spezia.
Spero solo che nel futuro un altro tipo di utenza di movimento persone pedalante e molto ecologico, come il treno d’altra parte, possa godere dello spettacolo che offre questo meraviglioso tracciato sul mare. Di certo dalle spiagge non sentiremo più il caratteristico fischio del treno e il suo il ritmico “ta ta ta ta – tu tu tu tu – ta ta ta ta – tu tu tu tu” sui giunti di binario ma, spero, campanelli di biciclette.