Un “traffico” di giare dalla Francia alla Riviera di Ponente per il trasporto dell’oro verde

4 ottobre 2016 | 11:28
Share0
Un “traffico” di giare dalla Francia alla Riviera di Ponente per il trasporto dell’oro verde
Un “traffico” di giare dalla Francia alla Riviera di Ponente per il trasporto dell’oro verde
Un “traffico” di giare dalla Francia alla Riviera di Ponente per il trasporto dell’oro verde
Un “traffico” di giare dalla Francia alla Riviera di Ponente per il trasporto dell’oro verde
Un “traffico” di giare dalla Francia alla Riviera di Ponente per il trasporto dell’oro verde
Un “traffico” di giare dalla Francia alla Riviera di Ponente per il trasporto dell’oro verde

Al Castello della Lucertola di Apricale i “cocci” di Biot raccontano 500 anni di storia dell’olio d’oliva

Apricale. C’è una storia che arriva dal passato. Una storia che racconta un commercio piuttosto particolare, quello delle giare di Biot che dalla Francia sono state importate in Riviera e, più precisamente nella Valle del Maro, per contenere l’oro verde dell’entroterra: l’olio d’oliva.

Oltre cinquecento anni di storia, fatti di scambi, commerci e soprattutto viaggi che hanno portato a conoscere, nel mondo, l’eccellenza dell’olio ligure. Alcune di queste giare, ora, sono esposte al “Castello della Lucertola” di Apricale, dove resteranno fino al 31 dicembre per una mostra dal significativo titolo di “Il coccio”, realizzata grazie alla collaborazione con l’associazione culturale “A Lecca”.

Dal 1500 ad oggi, Biot ha prodotto centinaia di migliaia di giare esportate in tutto il bacino mediterraneo, in America fino alla costa Indiana. Antichi registri ci rivelano che dal 1550 alla fine del 1800 esistevano, a Biot ben 510 fabbriche di ceramiche.

Queste giare, la cui produzione conobbe l’apogeo tra il XVII e il XVIII secolo, venivano prodotte da vere e proprie dinastie di vasai: “l’arte della terra” veniva infatti trasmessa di padre in figlio. Un’arte che si è rivelata fondamentale al momento in cui la coltura dell’olivo ha conosciuto una produzione crescente. I recipienti, infatti, servivano allo stoccaggio e al trasporto di farine, verdure essiccate, e altri prodotti, tra i quali l’oro verde. Rese impermeabili, all’interno, grazie a una spesso strato di piombo (alquifoux), le giare recano, sul fondo, dei sigilli (stampigliatura) che ne costituivano il marchio di fabbrica e non avevano alcun rapporto con il contenuto.

Per sottolineare l’importanza della mostra ad Apricale, che permette al visitatore di fare un vero e proprio viaggio nella storia, all’inaugurazione erano presenti, oltre al sindaco Giuseppe Pisano e al suo “collega” di Perinaldo Francesco Guglielmi, anche il presidente della provincia Fabio Natta. L’inaugurazione è stata preceduta da un’interessante conferenza di Giuseppe Pastorino dal titolo “Le giare: dalla Provenza alla valle Impero” che ha percorso l’ultra centenaria storia di un recipiente fondamentale per secoli di economia legata all’olio di oliva.