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Nell’imperiese il 77% delle aziende floricole liguri. Allavena (Coldiretti): “Piccole produzioni, ma grande qualità”

5 ottobre 2016 | 13:13
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Nell’imperiese il 77% delle aziende floricole liguri. Allavena (Coldiretti): “Piccole produzioni, ma grande qualità”
Nell’imperiese il 77% delle aziende floricole liguri. Allavena (Coldiretti): “Piccole produzioni, ma grande qualità”
Nell’imperiese il 77% delle aziende floricole liguri. Allavena (Coldiretti): “Piccole produzioni, ma grande qualità”
Nell’imperiese il 77% delle aziende floricole liguri. Allavena (Coldiretti): “Piccole produzioni, ma grande qualità”

Nonostante i problemi e la concorrenza straniera, i produttori imperiesi non hanno rivali: merito di standard di eccellenza che il mondo ci invidia

Imperia. Su 2700 aziende floricole sparse su tutto il territorio regionale, 2070 sono in provincia di Imperia. Dati, questi, che palesano l’importanza di un settore che ancora, nell’estremo lembo di Liguria non conosce rivali. Piante e fiori rappresentano il punto cardine dell’economia del fragile territorio ponentino: una stretta striscia di terra coltivata da secoli e suddivisa in terrazzamenti costruiti, almeno un tempo, con i caratteristici muretti a secco.

Nonostante produzioni straniere e più appetibili dal punto di vista economico minaccino i piccoli produttori locali, fino ad ora nessuno è riuscito davvero a mettere in pericolo la loro sopravvivenza. Il motivo? Lo abbiamo chiesto a Federico Allavena, coltivatore diretto e Delegato Regionale Coldiretti Giovani Impresa Liguria. “Le nostre produzioni resistono grazie alla grande qualità e al fatto di aver puntato su ricerca di varietà particolari”, spiega Allavena, che affianca il padre nella storica azienda di famiglia, “Vengono apprezzate soprattutto per la loro durata”. A rendere piante e fiori longevi è sicuramente il clima: “Le piante crescono meglio”, dice il coltivatore, “Qui possono crescere in condizioni naturali piante grasse, palmacee, succulente e aromatiche”. Senza dimenticare i fiori: in primis i ranuncoli, emblema della provincia di Imperia. Proprio al fine di migliorare la produzione, i floricoltori ponentini, coadiuvati da botanici e ibridatori d’eccellenza, hanno “inventato” il clone di ranuncolo: “Sono prodotti di altissimi standard che tutto il mondo ci invidia”. E tenta di copiare, invano.

E’ proprio la qualità a consentire ai piccoli produttori di sopravvivere. Da non sottovalutare, inoltre, il brand “Fiori di Sanremo”: una garanzia per gli esperti del settore che ancora in tutto il mondo apprezzano le peculiarità del made in Italy. Fioristi, paesaggisti e anche chef (per quanto riguarda i fiori eduli) si affidano alle produzioni nostrane.
Un ramo in via di sviluppo, inoltre, potrebbe portare alla nascita di nuovi progetti: è stato infatti scoperto che le piante coltivate nel territorio ligure possono essere utilizzate per ricavarne estratti con proprietà medicinali superiori a quelle che si trovano in specie analoghe cresciute altrove.

Nel settore, ovviamente, non mancano i problemi. Da quello della morfologia del territorio, strettamente connesso al costo della manodopera impiegata (che proprio per le caratteristiche morfologiche della Liguria richiede un numero maggiore di forza lavoro) a quello della discesa del mercato interno, con i prezzi che vengono dettati dai grossi ordini di tedeschi e olandesi. Ma anche la politica sembra favorire lo sviluppo di nuovi progetti.“Vi sono numerose misure all’interno del PSR (Programma di sviluppo rurale) per sviluppare idee di imprese sostenibili e incentivare l’apertura di nuove aziende”, spiega Federico Allavena, “Il PSR aiuta a coltivare e mantenere il territorio che, pur essendo così fragile, ha ancora qualcosa da dare sotto il punto di vista florovivaistico”. Il consiglio a chi vuole “tornare alla terra” è quello di puntare su tipicità e distintività: fattori importanti per la crescita e lo sviluppo delle produzioni.

Da non dimenticare, inoltre, la necessità che i liguri hanno di coltivare la propria terra: solo così si possono prevenire dissesti idrologici, disastri causati dalla fauna selvatica (cinghiali) e incendi.