Migrante morta sull’A10, il vescovo Suetta: “Una tragedia che solleva la drammaticità vissuta al confine”

8 ottobre 2016 | 16:21
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Migrante morta sull’A10, il vescovo Suetta: “Una tragedia che solleva la drammaticità vissuta al confine”

Per il presule sussitono problematiche che vanno infrangersi contro sordità e contro la macchina terribile e disastrosa della burocrazia

Ventimiglia. “Mi dispiace per quello che è successo: la vita di questa ragazza non vale né più né meno di altre mille perché la vita è un assoluto in se stessa per cui anche una sola vita ha un valore infinito”. Monsignor Antonio Suetta, vescovo della diocesi di Ventimiglia – Sanremo, commenta con parole cariche di dolore e umana pietà la morte di Milet Tesfamarian, la giovane nemmeno 17enne che ha perso la vita travolta ieri pomeriggio da un camion in corsa sull’A10 poco oltre Ventimiglia.

Una tragedia immane, quella di Milet,ma che “non è diversa da quello che accade nel mar Mediterraneo”, sottolinea il presule, “E’ lo stesso meccanismo ingiusto per cui tanti muoiono sui barconi. Qui i numeri sono inferiori, ma le ragioni sono le stesse: sono persone alla ricerca di un approdo buono per la loro vita e pensano di trovare in un luogo piuttosto che in un altro, ma le barriere imposte da altri glielo impediscono: questa tragedia solleva ancora una volta la drammaticità della situazione alla frontiera francese”.

“Si dovrebbe perlomeno evitare che le persone debbano ricorrere a mezzi pericolosissimi per la loro vita per raggiungere la loro meta”, aggiunge Antonio Suetta, “E’ una situazione sovranazionale e congiunturale, ma credo che la Comunità Europea dovrebbe attivarsi seriamente e fattivamente per intercettare le situazioni complicate di queste persone e tentare di aiutarle nei loro paesi di provenienza. Laddove è possibile bisognerebbe lavorare per rimuovere le cause che costringono le persone a partire”. Motivi diversi sono alla base delle migrazioni: dalle guerre alle carestie, dalla violazione di diritti alla povertà: “Credo che rimuovere questi problemi sia la prima responsabilità di chi vive in situazioni più fortunate”, dice il vescovo, “E quando questo non è possibile, almeno bisognerebbe garantire passaggi in sicurezza per i migranti”.

“Mi auguro che questo sacrificio concorra ad un sussulto di coscienza da parte di chi può fare qualcosa”, conclude il vescovo Suetta, “Anche se nutro forti dubbi: da molti anni queste situazioni vanno infrangersi contro sordità e contro la macchina terribile e disastrosa della burocrazia: senza di essa si potrebbe fare molto di più e con meno risorse”.