In Riviera giro di vite sui voucher, più controlli dalla Direzione Provinciale del Lavoro
E’ obbligatorio per imprenditori e professionisti inviare, almeno 60 minuti prima dell’inizio di ciascuna prestazione, un sms o una mail
Imperia. In Riviera giro di vite sui voucher. Dalla fine di settembre scorso anche nell’Imperiese è stato introdotto l’obbligo per gli imprenditori e i professionisti che ricorrono alla forma del lavoro accessoria di inviare, almeno 60 minuti prima dell’inizio di ciascuna prestazione, un sms o un messaggio di posta elettronica all’Ispettorato nazionale del lavoro, per la nostra provincia, all’organo ispettivo della Direzione Territoriale del Lavoro.
“Un decreto legislativo correttivo del jobs Act che – a detta di Alessio Saso, coordinatore dei Centri per l’Impiego della Provincia di Imperia – è stato voluto con il preciso intento di rendere i voucher lavoro ufficialmente tracciabili in modo da contrastare, stanandolo, il lavoro in nero. Tuttavia, a mio parere, l’obbligo della comunicazione” – che prevede anche una sanzione amministrativa da 400 a 2.400 euro per ogni prestatore in caso di trasgressione – “risolverà soltanto in parte il problema. La comunicazione infatti renderà noto che un rapporto di lavoro sta per avviarsi e quantificherà quanti voucher da lì a poco saranno consegnati, ma effettivamente non dirà se gli stessi saranno consegnati nell’immediata interruzione della prestazione e per il giusto corrispettivo temporale”.
“Il voucher” – precisa Saso – “è una forma retributiva che si presta all’abuso. Anzitutto dovrebbe essere impiegato per pagare solo qualche ora e invece, magari, va a ricoprire più ore svolte dal lavoratore. In secondo luogo dovrebbe essere dato al termine della prestazione ma sempre più spesso l’imprenditore lo consegna giorni dopo o addirittura a fine mese allo stesso modo di una busta paga. Ma il voucher non sostituisce la busta paga, è una particolare modalità di prestazione lavorativa la cui finalità è quella di regolamentare le prestazioni accessorie non riconducibili a contratti di lavoro poiché svolte in modo saltuario. Uno strumento volto a tutelare le situazioni lavorative non regolamentate di cui è stato fatto una grande uso e abuso”.
Basti pensare che, secondo gli ultimi dati Inps, in Liguria nei primi sei mesi del 2016 sono stati venduti 2.314.002 voucher per un 38,8% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. “La nostra regione” – prosegue il coordinatore dei Centri per l’Impiego locali – è al secondo posto, se non al primo, per il ricorso al voucher, il cui utilizzo, bisogna riconoscerlo, ha dato una boccata di ossigeno al settore occupazionale e formativo, ha permesso a tantissime persone di poter lavorare grazie alla maggior elasticità concessa alle aziende. D’altro canto però i lavoratori non diventano occupano e tendenzialmente gli imprenditori abusano di questa forma di pagamento come ho già avuto modo di dire. Cosa fare allora? Attualmente, a meno che non si trasformi il voucher in un contratto vero, una soluzione tecnica non esiste. Possiamo però fare un appello alla coscienza, tanto a quella dei lavoratori che devono comprendere la specifica realtà dello strumento, esulando dalla credenza: meglio lavorare in condizioni non accettabili che non lavorare; quanto a quella degli imprenditori che devono rispettare i loro lavoratori e i loro diritti”.