Gestione progetti politiche giovanili, le precisazioni delle Associazioni Effetto Farfalla e CIF di Sanremo

12 ottobre 2016 | 15:35
Share0
Gestione progetti politiche giovanili, le precisazioni delle Associazioni Effetto Farfalla e CIF di Sanremo

Associazioni Effetto Farfalla e CIF, si esprimono in relazione alla manifestazione di interesse del Comune di Sanremo per la gestione di progetti entro le politiche giovanili

Sanremo. L’Associazione Effetto Farfalla e l’Associazione CIF (Centro Italiano Femminile), in relazione alla manifestazione di interesse proposta dall’Assessorato alle Politiche Sociali riguardante la continuità dei progetti Baraonda, Il Ponte (i due centri di aggregazione giovanile cittadini), gli interventi psicoeducativi nelle scuole (ex progetto Caleidoscopio), e il Tavolo Giovani, precisano quanto segue:

“La formula del Patto di sussidiarietà, perno della manifestazione di interesse, permette ai soggetti del Terzo Settore di co-progettare gli interventi in un ottica di rete, avendo a disposizione un budget di spesa, nella formula di un contributo erogato dall’Ente pubblico.

Siamo consapevoli che il Patto è uno strumento regolativo che ha a disposizione la Pubblica Amministrazione per garantire la partecipazione dei soggetti del Terzo Settore e contestualmente la trasparenza nell’affidamento dei servizi. Se partecipazione e trasparenza sono elementi apprezzabili, al tempo stesso le organizzazioni del TS vengono collocate in un sistema di condizioni imprescindibili, che riteniamo svantaggiose (per le associazioni) nella logica che le regge, e di conseguenza molto onerose (per le associazioni) nella loro applicazione. Alle organizzazioni del TS viene chiesto di riunirsi in ATS (associazione temporanea di scopo) e di definire gli interventi:

Un primo problema si pone perché il budget a disposizione delle associazioni per garantire i servizi è ridotto rispetto alla cifra stanziata l’anno precedente; e non solo, con quella cifra minore, alcuni servizi non devono essere coperti soltanto fino a Giugno 2017, ma fino a Dicembre 2017.

All’ATS, dal momento in cui si costituisce, viene conferito il mandato di decidere su questo budget, analizzando le esigenze e allocando le risorse rispetto alle necessità. Se ci sono più soggetti del Terzo Settore che ragionano su un budget comune e ridotto, è lecito attendersi una dialettica quanto meno faticosa, all’interno della quale il Comune non entra se non nelle fasi di monitoraggio e di verifica;

Oltre a tutto ciò, il budget (ridotto) messo a disposizione dal Comune viene computato come il 70% del costo del progetto totale. Il 30% rimanente DEVE essere garantito in termini di risorse volontarie (economico/finanziarie e/o competenze) dalle associazioni stesse (co-finanziamento), pena la decurtazione del budget o la mancata realizzazione degli interventi. Crediamo non sia necessario spiegare quanto difficile sia per piccole realtà che lavorano nel sociale, accollarsi quest’onere.

In sintesi, le associazioni devono lavorare con un budget minore, contenderselo, e in più, con il vincolo imposto dal patto, offrire volontariamente (ma obbligatoriamente) lavoro e/o altre risorse, pena le conseguenze negative prima accennate. La co-progettazione, tra l’altro tardiva rispetto alla tempistica dei servizi (è stata dal Comune proposta il 4 Ottobre) rischia di essere in buona sostanza un tavolo in cui si decide dove e come tagliare. Tale meccanismo presenta aspetti di forte delega e viene percepito dalle associazioni come ricattatorio.

Ci viene spiegato che si sta solo applicando lo strumento legislativo/regolativo per servizi che non possono né devono sottostare alle condizioni del “Mercato”. Ricordiamo ancora una volta però che, oltre alla rigidità del bando in questione, si aggiunge il taglio del budget, che significa taglio di ore nelle attività, con il rischio concreto di snaturare i servizi e di abdicare alla qualità.

Il mantenimento del budget dello scorso anno, pur nelle difficoltà descritte, avrebbe permesso un’adesione delle associazioni più serena e più efficace. Siamo consapevoli che vi sia stato un calo nel trasferimento delle risorse da altri Enti, la Regione Liguria in primis, e che in generale gli investimenti sulle politiche sociali sono in cronico calo, ma ci si aspettava qualcosa di più, in termini di scelte politiche locali, da un’amministrazione che ha annunciato vicinanza e sensibilità rispetto a certi temi.

Le dichiarazioni rilasciate durante l’estate, con particolare riferimento a Baraonda, da parte da parte dell’amministrazione, che per mesi ha dichiarato che tali servizi sarebbero stati “salvati”, non “amputati”, non sono coerenti con la realtà e rischiano di disattendere le aspettative, soprattutto di quei cittadini e di quelle famiglie che hanno raccolto ben 700 firme proprio per salvare il centro.

In nome della lealtà al patto con i cittadini, e in virtù di quanto detto sopra, riteniamo necessario che l’Assessorato si assuma le responsabilità che gli competono e comunichi che la prosecuzione delle attività subirà un taglio del 15% circa. Il taglio si va a sommare a quelli già perpetrati in anni precedenti e si configura come un’oggettiva mancanza per la collettività.

Affermiamo che, l’adesione e il conseguente impegno delle suddette associazioni al Patto di Sussidiarietà, sono assunti in nome del senso di responsabilità delle associazioni medesime, accettando la fatica della mediazione, oltre che mettendo gratuitamente le proprie risorse e competenze. Questo permetterà la riapertura dei servizi, garantendo la professionalità e la passione che i cittadini già conoscono”.