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Disturbo d’ansia generalizzato: come riconoscerlo e affrontarlo

20 ottobre 2016 | 09:45
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Disturbo d’ansia generalizzato: come riconoscerlo e affrontarlo

E’ un disturbo psichiatrico molto diffuso, l’elemento psicopatologico e’ l’ansia

L’ansia costituisce un meccanismo di allarme che compare in situazioni di pericolo e, attraverso la generale attivazione dell’organismo, innesca una risposta finalizzata alla sopravvivenza. E’ pertanto un fenomeno innato e adattivo, con forte significato evoluzionistico.

Il passaggio da ansia normale a patologia e’ attuato per mezzo di una valutazione quantitativa: si parla d’ansia patologica quando lo stato di allarme e’ continuo, irrealistico ed eccessivo, e quando l’ansia assume una intensità tale da indurre nella persona disagio, clinicamente significativo o menomazione del funzionamento sociale e lavorativo.

I soggetti con DAG vivono una condizione continua di sottile apprensione, attesa, trepidazione. Le giornate sono segnate da un penoso senso di inquietudine, animate da una tensione di fondo che induce il corpo al movimento e la mente all’impossibilita’ di quiete, al continuo allontanarsi da un qualcosa di indefinito, ineffabile ed inafferrabile.

In cio’ l’ansia generalizzata si differenzia dalla paura, riferita a un oggetto concreto. Non e’ pertanto lo stimolo ma l’interpretazione data a quest’ultimo a essere fonte di tensione. E’ evidente la polarizzazione apprensiva di pensiero e azione di soggetti che, in assenza di reali motivazioni, leggono gli avvenimenti in chiave negativa e immaginano il futuro in maniera pessimistica. Nel tentativo di prevenire l’ineluttabile e progressivo materializzarsi di occasioni cupe delle fantasie che proliferano in loro stessi, i soggetti attivano costantemente la propria attenzione e vivono uno stato di continuo allarme, atto ad anticipare le profezie negative. Il quadro clinico si presenta con una variabile compresenza di sintomi psicologici e fisici.

I sintomi psicologici prevalenti sono rappresentati da un persistente sentimento continuo di previsioni pessimistiche riguardanti eventi ed accadimenti futuri, irritabilità, scarsa concentrazione e irrequietezza. Spesso sono lamentate difficoltà mnestiche, ma tale sintomo e’ da ritenersi secondario a deficit attentivi e di concentrazione.

I sintomi somatici che caratterizzano tale quadro clinico scaturiscono da tensioni muscolari e dall’iperattivazione del sistema nervoso autonomo. I livelli di tensione muscolare possono provocare tremori e dolorabilità alle articolazioni, al tratto toracolombare e alle spalle, cefalea muscolo tensiva avvertita specialmente nella regione frontale ed occipitale. L’iperattivazione del sistema nervoso autonomo puo’ essere considerata la causa per numerosi disturbi fisici: difficolta’ respiratorie come dispnea, iperventilazione, senso di soffocamento, mentre i disturbi a carico dell’apparato cardiocircolatorio includono palpitazione , tachicardia, toracoalgie e dolori diffusi a livello del petto.

Il trattamento piu’ efficace e’ la farmacoterapia e la psicoterapia. Nella terapia farmacologica si utilizzano gli antidepressivi e le benzodiazepine. A breve termine la terapia farmacologica porta alla scomparsa del sintomo, ma all’interruzione della loro assunzione, e’ possibile che i sintomi del disturbo si ripresentino in quanto le sue cause possono restare inalterate. I farmaci abbassando i livelli di sofferenza e di ansia, creano le condizioni favorevoli per un intervento di psicoterapia efficace. Attraverso un percorso di psicoterapia si puo’ imparare a riconoscere lo schema di funzionamento del disturbo, individuando i pensieri disfunzionali e gestire l’ansia e le emozioni con apprendimento di tecniche di rilassamento, come ipnosi e mindfullness.

Dott.ssa Daniela Lazzarotti
www.danielalazzarotti.com
www.facebook.com/dottoressalazzarotti