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Cattivi pagatori, record in Riviera. Tra le cause la crisi economica e la scarsa imprenditorialità

24 ottobre 2016 | 17:52
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Cattivi pagatori, record in Riviera. Tra le cause la crisi economica e la scarsa imprenditorialità

E’ quanto emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio di SICollection. Dati contestualizzati da Antonio Larocca, presidente di Sos Utenti Liguria

Imperia. I liguri “cattivi pagatori”. E’ quanto emerge dall’analisi condotta dall’Osservatorio di SICollection, società specializzata nella gestione e recupero crediti che ha scandagliato il proprio database con oltre 880 mila linee di credito; e dalla successiva classifica stilata da Il Sole 24 Ore e relativa a individuare le varie aree sul territorio nazionale composte in prevalenza da soggetti che non saldano i propri debiti finanziari.

Secondo l’indagine in Liguria la media per importo scaduto è la più alta d’Italia. In particolare nella nostra regione questa corrisponde a 4.981 euro pro capite, più della media totale  (3.552 euro pro capite). Nel contesto in Italia i debiti finanziari superano i 3,1 miliardi, con un peso vicino al 70% del totale delle esposizioni.

Sul podio dei “cattivi pagatori”, subito dopo la nostra regione, troviamo Emilia Romagna  e Puglia, rispettivamente con un importo scaduto pari a 4.590 e 4.132 euro procapite. Ma come mai questa evasione nei pagamenti in Liguria?

“La ragione è presto detta – spiega Antonio Larocca, presidente di Sos Utenti Liguria –. Come prototipo il ligure non è un cattivo pagatori, anzi è bene sottolineare che è molto diffidente e si lancia in una pratica solamente dietro consulenza di uno studio legale o sul passaparola. Il ligure più che altro e nel caso specifico della provincia di Imperia è quello che maggiormente ha subito gli effetti della crisi economica”.

E questo per diverse ragioni. “Anzitutto – prosegue l’esperto –  la minor capacità imprenditoriale di dar vita, a partire dall’introduzione dell’euro, a un’economia strutturale e di sistema, e quindi, ad esempio, l’avvio di una politica aziendale orientata verso il consumatore. Quella stessa politica che ha salvato alcune aziende del capoluogo e che invece, non essendo stata messa in atto, ha travolto altre che o sono fallite o sono state cedute alle multinazionali. La scarsa imprenditorialità si è affiancata  poi alla tendenza decrescente del flusso turistico tanto nazionale quanto internazionale che ha messo in ginocchio molte attività, da Sanremo a Ventimiglia, nell’ambito del settore alberghiero, balneare e della ristorazione. Non bisogna inoltre dimenticare la politica europea di deflazione con cui imprenditori e consumatori sono costretti a convivere quotidianamente e che non favorisce la liquidità”.

Come superare la situazione in un’ottica a lungo periodo? “Oltre a replicare il primo possibile con un’azione strutturata e sistemica – risponde concludendo Larocca – la riduzione dei canoni d’affitto, delle tasse e infine i costi del lavoro”.