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Adolescenza: quando si incontrano le difficoltà

6 ottobre 2016 | 09:28
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Adolescenza: quando si incontrano le difficoltà

L’adolescenza e’ un periodo di transizione, il periodo dei dubbi e delle incertezze, delle angosce improvvise e dello sconforto piu’ profondo

L’adolescenza e’ un periodo di transizione, il periodo dei dubbi e delle incertezze, delle angosce improvvise e dello sconforto piu’ profondo. Gli adolescenti passano dal riso al pianto, dall’euforia alla tristezza, dalla speranza all’angoscia; intimamente parte dell’adolescenza, eta’ di paradossi e di fluttuazioni estreme. Non c’e’ adolescenza senza che vengano a crearsi situazioni di pressioni critiche, nell’adolescente come nei genitori, e la “lunghezza d’onda” utilizzata in occasione degli scambi familiari e’ di norma confusa, al punto che in certi momenti si ritrovano a condurre un vero e proprio” dialogo fra sordi”.

In realta’, cio’ che e’ angosciante o deprimente per l’adolescente lo e’ anche, di riflesso, per i suoi familiari. Questo aspetto e’ importante, perche’ indica di primo acchito che un soggetto in grave angoscia “nasconde” spesso genitori anch’essi in momenti di disagio. In adolescenza, le tensioni diventano vive, in ragione dei profondi cambiamenti che si verificano in quel periodo, le angosce si succedono, perche’problemi esistenziali le provocano, tormentando il soggetto a piu’ riprese.

“Chi sono ?”, “dove vado?”, sono tra gli interrogativi che s’impongono all’adolescente. Il soggetto si chiede anche se il padre e la madre siano veramente i suoi genitori, si interroga sul desiderio parenterale che ha presieduto al suo concepimento. Il problema dell’identita’ e ‘ posto dalle modifiche puberali, poiche’ l’adolescente non si riconosce piu’, e’ diventato un estraneo di se stesso e per gli altri. Ha paura di non essere piu’ conforme, ne’ alle attese dei genitori, ne’ alle esigenze richieste dal suo inserimento nella comunita’ degli adulti e dei suoi pari. Quando e’ convinto di non volersi bene, in realta’ si preoccupa dello sguardo altrui posato su di lui, ora che il suo corpo sessuato trasforma radicalmente i legami passati e futuri. L’emergere delle pulsioni contradditorie, gli fa temere i propri comportamenti, il soggetto teme di non controllare piu’ nulla, di venire travolto.

“Che cosa sono capace di fare “ si chiede senza sapere che questo interrogativo riguarda sia la fiducia nelle proprie potenzialita’, sia la sua propensione a passare all’atto. Mentre l’adolescente si dibatte fra questi interrogativi angoscianti, anche il suo umore e’ sottoposto a variazioni, al ritmo delle illusioni e delle delusioni che segnano la sua situazione sulla soglia dell’eta’ adulta. Per l’adolescente come per i suoi genitori, il “tramonto dell’infanzia” presuppone una serie di rinunce che si ripercuotono periodicamente sul morale di ciascuno, secondo un movimento affettivo simile a quello di un’altalena. Il problema e’ che la nozione stessa di rinuncia, rappresenta la consacrazione di un “ lavoro psichico” che l’adolescente non puo’ attuare in profondità, a causa dei tumulti interiori che lo assalgono. Ogni lutto implica, dopo un periodo piu’ o meno lungo, l’accettazione della perdita che lo causa. Questo lavoro corrisponde all’elaborazione psichica del vissuto depressivo legato alla perdita.

L’adolescente manifesta l’angoscia e l’agire, tentativo di controllo di una situazione che sfugge ,e nel mentre puo’ anche conoscere momenti di depressione, vedendo il proprio morale fluttuare, quando la stima del se’ fa le spese di violente lotte. Una parte di lui aspira a cambiamenti, mentre un’altra parte vi si oppone. Prendendo le distanze da tutto cio’ che fino a quel momento gli dava sicurezza e conforto, il soggetto teme di perdere l’amore dei genitori e i suoi punti di riferimento. L’umore cede quando non e’ piu’ sostenuto da certezza, dover rinunciare all’onnipotenza infantile obbliga l’adolescente a esporsi ai rischi della vita.

L’adolescente desidera l’incontro amoroso, anche se meno e’ libero dai suoi legami di dipendenza dalle figure parenterali, meno si sente capace di esporsi allo sguardo dell’altro e ai rischi di un nuovo incontro. In certi casi, le sue attese contrastate lo lasciano disperatamente solo e impotente di fronte a se’ e agli altri, portandolo verso la chiusura in se stesso e alla depressione. Il mondo esterno e le diverse crisi che lo attraversano contribuiscono ad alimentare queste difficoltà. L’obbligo di dar prova delle proprie capacita’ favorisce i moti d’ansia e di depressione che affliggono i giovani d’oggi. Lo stato di sofferenza degli adolescenti, in presenza di manifestazioni inquiete o ricorrenti richiede una psicoterapia, con l’obiettivo di individuare e capire il malessere per superarlo.
Dott.ssa Daniela Lazzarotti
www.danielalazzarotti.com
www.facebook.com/dottoressalazzarotti