Ventimiglia, l’animale più pericoloso? E’ l’uomo: ecco cosa è successo alla foce del Nervia




Nell’oasi del Nervia la pesca è vietata: nonostante questo, però, c’è a chi non importa nulla della fauna selvatica che vive alla foce del torrente
Ventimiglia. Lenze da pesca dimenticate o lasciate inavvertitamente nei pressi dell’oasi del Nervia possono causare atroci sofferenze agli animali che vivono in quell’area. Non servono troppe parole, per spiegarlo basta guardare queste immagini che raccontano una delle tante assodate verità che in secoli di “civiltà” ancora non si riescono a cambiare: l’uomo è l’animale più pericoloso.
Nell’oasi del Nervia la pesca dovrebbe essere vietata: nonostante questo, però, c’è a chi non importa nulla della fauna selvatica che vive alla foce del torrente. Oltre a non rispettare la legge, i “pescatori” abbandonano le lenze utilizzate, siglando una condanna a morte degli uccelli acquatici. Come è successo al giovane gabbiano reale che, dopo essersi conficcato un amo nella zampa, è rimasto impiccato ad un ramo e qui ha trovato una morte atroce.
“Il problema della pesca e delle lenze abbandonate è gravissimo per la fauna selvatica in generale e sopprattutto per gli uccelli”, dichiara Rudy Valfiorito (LIPU), “Ogni anno come LIPU facciamo decine e decine di recuperi di animali feriti o morti a causa di ami e lenze, soprattutto presso le foci dei fiumi dove si concentrano gli uccelli acquatici, per non parlare del disturbo causato dai pescatori in queste zone, che con la loro presenza in acqua e sulle rive impediscono agli uccelli selvatici di sostare, nutrirsi e nidificare, causando danni ancora maggiori delle lenze, anche se meno visibili”.
“Nell’ottobre del 2014, con la collaborazione della Lega del cane e del Comune di Ventimiglia eravamo riusciti a far chiudere alla pesca il tratto del Roia fra la passerella ed il mare”, spiega il naturalista, “Già qualcosa, anche se troppo poco per la tutela degli animali (noi avevamo chiesto il divieto dalla foce fino all’Aurelia), ma l’assessore regionale Mai il 28 febbraio di quest’anno ha riaperto la pesca anche in quel pezzetto”.
Per evitare di infliggere dolore agli animali, basterebbe forse ricordare, ogni tanto, che animali lo siamo anche noi: i peggiori.