Il Maestro di Cappella della Diocesi di Ventimiglia Sanremo ricorda l’amico Libereso Guglielmi

28 settembre 2016 | 15:06
Share0
Il Maestro di Cappella della Diocesi di Ventimiglia Sanremo ricorda l’amico Libereso Guglielmi

“Ma l’età anagrafica per lui non significava assolutamente nulla. Il suo cuore non solo è rimasto sempre il cuore di un giovane…”

Sanremo. Il Maestro di Cappella della Diocesi di Ventimiglia Sanremo Davide Tepasso, ricorda con una lettera l’amico Libereso Guglielmi.

“LIBERESO, OVVERO DELLA GRANDEZZA DELL’UOMO E DELLA SUA LIBERTA’.

Non era di nessun “colore” Libereso. Innanzitutto non avrebbe accettato che gli fosse “messo sul collo un basto da portare” dove altri l’avrebbero condotto. Libereso ha vissuto in pienezza il nome datogli dai suoi genitori. E della vera libertà – non la sfrenata ed irragionevole ansia sovvertitrice a tutti i costi, non l’aberrazione che intende affermare come naturale ciò che, nell’ordine della natura,. non lo è, o che cerca di aumentare i suoi spazi a scapito degli altri – Libereso è stato un credibile PALADINO, un “missionario” DELLA VITA E DELLA BELLEZZA con l’esempio quotidiano. C’è chi l’ha definito comunista, anarchico, di qui, di là… Ma si fa’ torto grande, sono convinto, a voler “incasellare” Libereso, lui che ha speso la sua vita per comunicare quanto sia regale ed inalienabile la LIBERTA’ DI PENSARE, DI SCEGLIERE, DI DECIDERE, DI OPERARE.

Di solito, quando un personaggio viene a mancare (dalla faccia di questa terra), “escono” subito, come funghi, coloro che lo ricordano, lo “rivendicano” come uno “dei loro”. Libereso non amava sentire parlare di “nostro”, di “vostro”, di “loro”, perché sapeva che quella natura che ci fu posta nelle mani è, ed egualmente, di tutti, con lo stesso diritto. Anzi, ci è stata prestata! Ha difeso la vita sempre. Si è “battuto” – mai con toni di “lotta” e di esasperazione, con parlare aggressivo “di parte” – per difendere i più bistrattati, i dimenticati, i giudicati, i “cancellati” dal mondo e dalle liste dei benpensanti. Proponendo l’ascolto, la pace ed il dialogo come condizioni imprescindibili per “fare”, per “costruire” qualcosa di giusto e di sinceramente buono.

Un uomo unico. Siamo tutti unici, è vero, ma lui lo è stato sotto tanti… tanti punti di vista. L’enciclopedica conoscenza per fiori e piante di tutti gli angoli più nascosti del mondo, lui la armonizzava con la sua passione, anzi con l’amore. Questo era il “segreto” di ogni cosa che faceva. Anzi: che fa. Perché lo penso, ora, nel “Giardino dei Giardini”, dove di zizzania e di erbe cattive, finalmente, non ne spuntano e non ne crescono più. Certo: lo penso lì, lui che così, agli studenti – in occasione delle lezioni che era invitato a tenere in scuole di tutt’Italia, dalle elementari all’Università – si esprimeva: “Ognuno di voi deve diventare un bravo giardiniere. Perché? Perché ognuno di noi ha un giardino, un giardino prezioso. Un giardino la cui cura è nelle nostre mani. Il nostro cuore è questo giardino, dove vogliamo o no che fioriscano le più belle varietà di fiori? Bene! Allora, ogni giorno, dobbiamo andarci a fare una visitina, così non appena notiamo che stanno venendo fuori delle erbe che rischierebbero, crescendo, di soffocare le pianticelle buone, possiamo levarle facilmente, senza sforzo. Perché se lasciamo passare troppo tempo prima di andare a fare i giardinieri del nostro profondo giardino, può capitare – senza che ce ne accorgiamo – che le erbacce occupino sempre più spazio. Ah, no! Facciamoli crescere bene e curiamoli con impegno e passione i fiori del giardino del nostro cuore”!

Grazie, Libereso!

Davide Tepasso Maestro di Cappella della Diocesi di Ventimiglia – San Remo”