Il grande fumettista Barison si racconta: “Per Sanremo ho creato un portfolio speciale di Diabolik”

11 settembre 2016 | 09:47
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Il grande fumettista Barison si racconta: “Per Sanremo ho creato un portfolio speciale di Diabolik”

Si conclude oggi Sanremo Art & Comics, la grande mostra volta a valorizzare nei suoi molteplici aspetti, a partire da quello culturale, il fumetto

Sanremo. Si conclude oggi Sanremo Art & Comics, la grande mostra volta a valorizzare nei suoi molteplici aspetti, a partire da quello culturale, ilfumetto; che per quindici giorni ha richiamato nella Città Fiori innumerevoli appassionati e professionisti del settore provenienti da tutta Italia e dalla vicina Francia. Un’esposizione unica, esplosiva, eccentrica che – grazie all’impegno di editori specializzati e di pregio, mercanti di fumetto d’epoca e da collezione, critici e artisti rinomati – ha permesso a molti di scoprire o riscoprire la Nona Arte. Il fumetto infatti, seppur considerato tra le forme di espressione che più hanno inciso la storia intellettuale e sociale contemporanea, detiene ancora oggi una rilevanza culturale non pienamente compresa e riconosciuta. Necessario è dunque un processo di legittimazione decisivo, al quale gli ideatori e curatori di Sanremo Art & Comics, Sergio Pignatone e Giuseppe Pollicelli, hanno voluto dare il proprio contributo delineando un quadro significativo della ricchezza di storie, immagini, icone, stili grafici e suggestioni che il fumetto ha saputo produrre in oltre un secolo di storia. Cercando e centrando il proprio intento attraverso retrospettive incentrate ciascuna su un differente lato dell’arte fumettistica e invitando disegnatori di ampio respiro nazionale.

E’ il caso quest’ultimo del grande fumettista italiano Emanuele Barison, che ha voluto omaggiare Sanremo e la sua prima mostra dedicata realizzando un mirabile portfolio a tiratura limitatissima di Diabolik. Barison è infatti la mano da cui nascono oggi, e da circa quindici anni, nascono le avventure di quell’eroe in calzamaglia nera che ha appassionato generazioni di ragazzi e di adulti.

Sig. Barison quando si è appassionato al disegno di fumetto?

Da bambino. Ho presto unito quelle storie che circolavano in casa mia, mio padre e i suoi amici erano accaniti lettori di fumetti, alla passione per il disegno. Ho passato la mia infanzia e la mia adolescenza in casa a ricopiare vignette e copertine delle testate che più amavo. Sapevo che avrei fatto questo di mestiere, ma essendo di Pordenone e dunque della provincia, ero altrettanto consapevole che tutto ciò sarebbe stato molto difficile.

E così è stato?

In realtà sono stato fortunato, presto ho scoperto che vicino a casa mia viveva e lavorava un importante disegnatore di Mondadori, Giorgio Bordini. Il suo incontro è stato illuminante, è lui che mi ha avviato all’arte fumettistica intesa come lavoro, in particolare mi ha battezzato nel nome di Topolino, il fumetto e il personaggio a cui lui si dedicava. Ho iniziato così, inchiostrando le matite di questo gigante, ripassando a china i suoi disegni.

Infatti lei ha iniziato con la Disney per Mondadori, non è vero?

Si, nel 1989 ho cominciato a lavorare per Walt Disney, anche io con Topolino, firmando decine e decine di storie. Tuttavia qualche anno prima avevo già creato per la rivista Il Messaggero dei Ragazzi un personaggio umoristico, “Alex il Britanno”, e pubblicato nella rivista Autosprint una storia a fumetti dal titolo “La storia di Nuvolari”. Dopo Topolino invece mi sono rivolto al fruttuoso mercato francese disegnando collane come “Yakuza”e “De Silence et de Sangre”, scritte dello sceneggiatore Françoise Corteggiani.

Quando ha incontrato Diabolik?

Dopo aver visionato alcuni albi della mia produzione francese, Mario Gomboli, il direttore editoriale di Diabolik, mi ha proposto di entrare a far parte dello staff.  Ho esordito realizzando le matite del numero pubblicato nel dicembre 2000 intitolato Vampiri a Clervillee inchiostrato da Franco Paludetti.  Poi è nata una collaborazione assidua con la casa editrice Astorina, dove a partire dal 2002 ho sostituto il matitista Sergio Zaniboni. Sono allora diventato il disegnatore ufficiale de “Il grande Diabolik”.

Una carriera di successo che culmina con la collaborazione presso la Bonelli come disegnatore di Zagor nel 2011 e di Tex nel 2014. Qual è il suo segreto?

Credo, al di là della passione e della tecnica sempre esercitata e sempre affinata, l’aver lavorato nel mondo pubblicitario e soprattutto nel cinema. Nel 2001 ho realizzato la sceneggiatura del film “Oppalalay” e nel 2004 ho scritto e diretto con Romeo Toffanetti il film “Rockstalghia”. Da tali esperienze ho compreso quanto l’arte del fumetto sia simile a quella del cinema. La sceneggiatura di un comic si presenta esattamente uguale a quella di un film.  Io dico sempre che un buon fumettista è un buon regista: allo stesso modo di un regista il fumettista narra con le immagini, immagini che sono ferme e che in un processo più complesso rispetto a quello di un film, il fumettista sa abilmente rendere in movimento.

Cosa rappresenta per lei il disegno?

Il disegno per me è tutto ed è tutto ciò che mi e ci circonda. Ogni cosa nel mondo, a eccezione della natura, è disegnata. Come ci vestiamo, gli oggetti che usiamo tutto è disegno. Basta osservarlo con gli occhi giusti, occhi che scrutano la realtà concependola prima ancora che nella sua materia nei contorni e nei segni di un disegno. Il rapporto con l’esterno per un fumettista passa anzitutto attraverso la matita e la carta e solo così può viverne e riprodurne i suoi incredibili e più nascosti significati.