Bordighera, Casa di Riposo San Giuseppe costretta a vendere i propri beni per pagare i debiti

23 settembre 2016 | 09:57
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Bordighera, Casa di Riposo San Giuseppe costretta a vendere i propri beni per pagare i debiti

Spero che la Provvidenza ci indichi una via di uscita e che il Venerabile servo di Dio faccia il miracolo nella struttura da lui fondata e diventare così Santo”

Bordighera. Casa di Riposo “San Giuseppe”, la scelta difficile del parroco donAngelo Di Lorenzo: “Costretti a vendere immobili per mantenere aperta la struttura”.
500mila euro spesi per pagare la conclusione dei lavori nel nuovo edificio, quando qualche anno fa da piazza Padre Giacomo Viale, luogo in cui l’ospizio era nato per volontà del “fratino”, la residenza protetta si è trasferita fuori dalle mura della città vecchia, in via del Troglio. Altri 410mila euro di debito verso lo Stato per imposte non pagate e multe oltre a cospicui crediti che la fondazione non riesce a recuperare da affittuari inadempienti e da familiari dei degenti che, alla morte dei loro congiunti, si sono rifiutati di pagare quanto ancora dovuto.

Insomma, le casse dell’ospizio non sono floride, anzi. E le spese sono tante: la principale è quella per il personale. I 37 dipendenti costano poco meno di 1 milione e 300 mila euro all’anno. Cifra, questa, lievitata con la partenza delle suore che prestavano servizio nella residenza protetta: per sostituirle, la fondazione si è sobbarcata di ulteriori 120mila euro di spese per il personale.

“Per non aumentare le rette ai 54 ospiti della struttura”, spiega don Angelo Di Lorenzo, “E mantenere una buona qualità sia per gli anziani ricoverati che per il personale che lavora nella struttura è necessario vendere gli immobili per appianare definitivamente i debiti”. Oltre a questo si cercherà di diminuire sensibilmente le spese e curare il patrimonio della fondazione in modo che possa rendere di più.

“I controlli effettuati dalle autorità competenti”, dichiara il parroco di Bordighera Alta, membro del consiglio di amministrazione della casa di riposo San Giuseppe, “Hanno certificato la qualità dell’accoglienza degli ospiti. Per ottenere questo risultato, abbiamo dovuto assumere il 20% di lavoratori”. Incremento del personale dovuto al fatto che il servizio è stato insediato in un edificio di per sé non ottimizzabile per questo tipo di attività, con camere dislocate a vari livelli: “Per non andare contro le norme che garantiscono la tutela degli ospiti”, sottolinea don Angelo, “E’ stato necessario avere più personale”.

Di lasciti e donazioni non ce ne sono più. Non molta, inoltre, l’attenzione da parte dello Stato: “Contando di vendere un immobile ogni due anni”, conclude il parroco, “Potremmo andare avanti per altri 15 o 20 anni. Non di più. Spero che la Provvidenza ci indichi una via di uscita e che il Venerabile servo di Dio faccia il miracolo nella struttura da lui fondata e diventare così Santo”.