Nell’inferno di Amatrice, a scavare tra le macerie anche due vigili del fuoco di Ventimiglia

28 agosto 2016 | 19:39
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Nell’inferno di Amatrice, a scavare tra le macerie anche due vigili del fuoco di Ventimiglia

“Che disastro, qui”, dice uno di loro in un momento di breve pausa, “Non c’è più nulla. Lavoriamo con gli escavatori, tra le macerie”

Ventimiglia. Non vogliono che vengano scritti i loro nomi, i due vigili del fuoco che dalla città di confine sono partiti alla volta di Amatrice insieme ad altri otto uomini della colonna mobile del 115 della provincia di Imperia. Di tempo per essere ringraziati non ne hanno e non ne vogliono: lavorano e basta, senza sosta, tra i cumuli delle macerie di un comune che non esiste più.

“Che disastro, qui”, dice uno di loro in un momento di breve pausa, “Non c’è più nulla. Lavoriamo con gli escavatori, tra le macerie”. Non è più tempo per sperare: “Superstiti? No, non ce ne sono più. Qui sotto potremo ancora trovare soltanto corpi”.

Nel cuore della notte del 24 agosto, un terremoto di magnitudo 6.0 con epicentro nella vicina Accumoli, ha trasformato il volto del paese laziale, sorprendendo nel sonno intere famiglie, strappando la vita a centinaia di persone che da quel sonno non si sveglieranno più.

Restano macerie. Case sventrate dove il tempo si è fermato. Restano vasi di fiori ancorati ad un balcone, intatti nella loro stridente bellezza: donano colore ad un paese grigio di polvere.

E poi ci sono i vigili del fuoco, due di loro svolgono servizio a Ventimiglia e ora che sono lì, nell’inferno di Amatrice, non hanno parole né tempo per raccontare. Scavano senza sosta, fermandosi solo un istante per prendere fiato senza respirare altra polvere.