La morte di Turra, i colleghi “non strumentalizziamo la morte di un vice capo”
Sono stati oltre 6mila gli agenti finiti in ospedale per ‘cause di servizio’, i sindacati: “Nessuno ne parla”
Sanremo. La salma ricomposta nella camera mortuaria dell’ospedale Borea di Sanremo, i colleghi fuori a piangersi sulla spalla. E poi le condoglianze, le lacrime di Daniela che Diego Turra, l’assistente capo aveva sposato e deciso di trasferirsi con lei in un appartamento in affitto ad Alassio. Inquietudine, ma nessuna sete di vendetta tra i poliziotti del Reparto Mobile di Genova mandati al confine di Ventimiglia per tutelare l’ordine pubblico e tenere a bada soprattutto quei “no borders” che ieri sono stati arrestati con mazze e spranghe. La reazione che i ventimigliesi esasperati per il clima che si vive da mesi c’è stata, ma forse non basterà. “Non andavano alla spiaggia quei quattro mascalzoni”, dice un agente che ha partecipato agli arresti.
Due giorni dopo la tragedia di Diego Turra, 53 anni, originario di Albenga, ma residente nella città del Muretto, stroncato da un infarto in servizio, il pensiero di tutti va alla famiglia, alla moglie ecuadoriana e alle due figlie che oggi riceveranno la visita del capo della Polizia Franco Gabrielli che incontrerà anche i suoi colleghi.
Turra, che lavorava in armeria, aveva deciso di tornare tra gli “operativi” per arrotondare lo stipendio. C’era l’affitto da pagare e far vivere la famiglia “Che non gli si faccia del male strumentalizzando la sua morte: Diego non lo merita” è l’appello dei colleghi. Molti i lutti nella sua vita: anche quello della mamma, un anno fa, e soprattutto del fratello Mirko, scomparso troppo presto, a 39 anni, e a cui l’Albenga Calcio, di cui era tifoso, ha portato avanti la memoria. Diego era sposato da 10 anni con Daniela, dell’Ecuador, e dopo aver vissuto ad Albenga abitava ora ad Alassio, anche con le due figlie di lei.
Con gli amici voleva solo svagarsi e pensare alla sua Sampdoria, non parlava mai di lavoro. “Era uno che voleva bene a tutti, non l’ho mai sentito parlar male di nessuno”. I sindacati di polizia così come i colleghi guardano avanti: “Agire affinché questa morte non sia vana e l’amministrazione per cui lavoriamo si decida a tutelare davvero la salute dei suoi lavoratori”. E Gianni Tonelli del Sindacato di polizia va ancora oltre: “Se l’esecutivo vuole portare avanti le politiche scellerate delle ‘porte aperte’ in fatto di immigrazione, deve al contempo stanziare i fondi necessari per la gestione dei migranti, dei profughi e dei clandestini, anche a costo di mettere in atto scelte impopolari al solo fine di proteggere i ‘suoi’ uomini. Perché non è la prima volta che accade un episodio di questo tipo: lo scorso anno sono stati oltre 6mila gli agenti finiti in ospedale per ‘cause di servizio’, ma nessuno ne parla. Non chiediamo gloria, ma solo dignità, rispetto e tutela per il nostro lavoro”.
La camera ardente, dopo il nullaosta della procura di Imperia, verrà allestita presso il distaccamento della polizia stradale di Albenga.