Sandro Pertini, l’8 luglio 1978 veniva eletto Capo dello Stato: il ricordo dei compagni
“ Nessuno poteva resistere a quel senso di pulizia politica che era fuori moda già a quell’epoca”
Imperia. Erano gli anni di piombo, quelli del caso Moro, delle Brigate Rosse, del terrorismo, e nelle stanze del Quirinale, l’8 luglio di esattamente 38 anni fa, veniva eletto il Presidente della Repubblica più amato nella storia d’Italia, Alessandro Pertini.
Pertini, detto Sandro, fu chiamato a guidare il paese al sedicesimo scrutinio, con 832 voti su 995, dopo lunghe trattative tra i 3 partiti principali: DC, Pci e Psi. All’indomani di quel giorno memorabile, l’allora segretario del PCI, Enrico Berlinguer, dichiarava: “Pertini è stato un fiero e intransigente antifascista, valoroso combattente e dirigente della Resistenza e fin dalla sua giovinezza, ha lottato per la causa dei lavoratori e della loro emancipazione. Con lui sale per la prima volta al Quirinale un eminente esponente socialista del movimento operaio che ha lavorato sempre per la sua unità. La sua alta moralità lo rende degno rappresentante dell’unità nazionale e supremo garante della Costituzione democratica”.
Tra i Padri fondatori della Repubblica, Pertini, che era nato a Stella, nella nostra Liguria, in provincia di Savona, mise più volte in gioco la sua vita in ragione degli ideali socialisti. Durante il regime fascista subì diverse volte il carcere e il confino. Medaglia d’oro della Resistenza, nel ’48 diventa senatore e in seguito due volte presidente della Camera dei deputati.
Del Pertini uomo, carismatico, integerrimo, del Pertini Presidente, più di ogni altro interprete dei valori di libertà e democrazia, ne serbano un appassionato ricordo i suoi compagni della provincia di Imperia; quegli amici di partito conosciuti in occasione dei comizi, delle campagna elettorali e con i quali mantenne fino alla fine un saldissimo legame.
“Era una persona elegante, piacevole, soprattutto con il gentil sesso” – racconta Eraldo Crespi, ex sindaco di Ospedaletti –. “Lo avevo conosciuto durante la mia campagna elettorale nel giugno del ’70. Era la prima volta che mi presentavo alle Amministrative, la prima volta che il Partito Socialista concorreva in un’unica lista. E Pertini, al tempo presidente della Camera, venne a darmi il suo sostegno tenendo un acclamato discorso in piazza. 15 giorni dopo che inaspettatamente vinsi le elezioni, ritornò per festeggiare insieme a noi, i suoi compagni. Ne nacque un profondo rapporto. Lo portavo anche in giro fra i paesini dell’entroterra, Apricale, Dolceacqua, Perinaldo. Proprio qui una volta incontrammo un pittore che gli fece un ritratto, la cui copia ancora oggi custodisco in memoria di quegli anni”.
“Schietto, retto, molto umano” – lo ritrae anche Adriano Biancheri, sindaco di Olivetta San Michele e segretario del Partito Socialista Italiano Federazione provincia di Imperia – “Evitava i ghirigori diplomatici, arrivava diretto sempre al punto. Era un amico di famiglia ed ebbi la fortuna di vederlo proprio qualche giorno prima delle elezioni presidenziali. Doveva andare a Nizza dove era solito trascorrere periodi di vacanza, e si fermò nel mio ristorante. Quel giorno era molto preoccupato per la situazione politica italiana e infatti dopo poco scoppio lo scandalo Lockheed. Nonostante ciò mangiò di buon gusto i ravioli di mia mamma e gli spunciacurrenti. Gli piaceva la cucina locale, così come tutta la nostra terra. Era una persona vera”.
“Quando fu eletto presidente della Repubblica italiana” – ricorda invece Nello Chicero, membro della Commissione di Garanzia del Psi provinciale e autore della biografia su Pertini Socialista e per sempre –, “io e i miei compagni fummo enormemente dispiaciuti. Avevamo paura che la carica ci portasse via quell’amico che appena aveva l’occasione veniva a trovarci, raccontandoci, tutti seduti ai tavoli di un bar o di un ristorante, i momenti vissuti durante il periodo fascista, quelli della guerra e della storia più vicina. Pertini era un uomo di storia, la storia vivente ed era un piacere restare ad ascoltarlo. A malincuore lo vedemmo diventare presidente, ma poi comprendemmo: noi davamo all’Italia, alla Repubblica l’uomo migliore. E così è stato”.
E conclude nella commozione propria di chi ha avuto l’onore di conoscere personalmente una persona di simile caratura: “In lui risplendevano coerenza, onestà, cocciutaggine. Ovunque andasse affascinava, nessuno poteva resistere a quel senso di pulizia politica che era fuori moda già a quell’epoca”.