La pineta della Chicchella di Cervo che diede il nome ad un’andatura per le barche a vela



La scoperta e il racconto di Luigi Diego Elena studioso e appassionato di tradizioni locali
Cervo. Poco prima dell’approdo a piazza Castello, dove la via Solitario delle Alpi spiana, alzando gli occhi, possiamo scorgere la pineta della Chicchella. Un toponimo accattivante, curioso, fantasticante. Tutto è legato ad una ragazza di fine secolo XIX aborigena di Cervo.
Così ricostruisce la storia Luigi Diego Elena, appassionato e studioso delle tradizioni locali. “Raccontava la signora Nicoletta (Lina) Briasco, scrittrice e poetessa cervese, che Chicchella incarnava la leggerezza d’una farfalla florida, colorita e bella. La sua leggiadria era sia la fantasia, sia la stregoneria quasi magia per chi stava a guardarla volteggiare in quella pineta. Si dice che nel suo incedere pronunciasse: “Abracadabra via di qua, io volo là”. Dopodiché spariva in un battito d’ali, come un veliero dal porto, nel sereno o tra le nuvole sospinte dal vento dietro i cespugli di cisto o gli arbusti di terebinto – dice Luigi Diego Elena – Lasciava ogni spettatore nel ritmo dei canti dei fringuelli, dei pettirossi, delle capinere, dei merli, dei cardellini, stagione dopo stagione. Ogni cinguettio echeggiava con l’intermittenza dei battiti emozionati del cuore degli spettatori. Certo, erano istanti empatici ingenui in un mondo di fantasia che invitavano al lasciarsi andare, sognare, scaricarsi della realtà confusa, rannicchiarsi con poche mosse nell’ideale di felicità. In quei momenti di apnea si poteva esprimere un desiderio, considerando Chicchella come una Ninfa Oceanina, quelle delle acque salate dei grandi viaggi, trasformatasi in una leggera farfalla. Poi quel desiderio lo si affidava sulle ali di quello spirito soave, che in ognuno da tempo rifugiava, bramando la sua realizzazione in quel movimento d’ali”.
A Cervo, Borgo di Capohornisti, si racconta che fu proprio la Chicchella nel nome della “farfalla” a dare il nome ad una andatura particolare, quando l’imbarcazione è “a fil di ruota”. È una andatura quando prende il vento esattamente dietro di sé (180°) ed in tal caso il rischio di una strambata è più che mai vivo.
Per questo motivo è preferibile sempre evitare questa andatura.
Quando un’imbarcazione è a fil di ruota, le vele vengono tenute su mure opposte, in modo da offrire la massima superficie al vento (ad esempio il fiocco viene tenuto sulle mure a dritta e la randa sulle mure a sinistra o viceversa). Questa regolazione delle vele si definisce a farfalla o a papillon. Alla Chicchella dunque tutti i diritti d’autore.