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Dalla nascita del campo ippico a quella dell’ospedale Borea: la storia di Giovanni Guidi, l’uomo che rivoluzionò Sanremo

22 luglio 2016 | 09:34
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Dalla nascita del campo ippico a quella dell’ospedale Borea: la storia di Giovanni Guidi, l’uomo che rivoluzionò Sanremo

Il Dott. Andrea Gandolfo ripercorre il profilo di questo grande protagonista della storia matuziana del Novecento

Sanremo. In occasione del 40° anniversario della scomparsa dell’ex podestà di Sanremo Giovanni Guidi, che ricorre oggi, il Dott. Andrea Gandolfo ripercorre il profilo di questo grande protagonista della storia matuziana del Novecento.

Nato a Sanremo il 2 marzo 1903 da Giuseppe e da Paola Acquarone, Giovanni Guidi si diplomò al Liceo Classico “G.D. Cassini” e conseguì la laurea in giurisprudenza presso l’Università di Genova nel 1925. Il 7 ottobre 1933, a soli trent’anni, fu nominato podestà di Sanremo, subentrando al commissario prefettizio Michele De Masellis. Durante la sua amministrazione la città subì una profonda trasformazione urbanistica. Si ricordano in particolare il campo ippico del Solaro e lo stand del tiro al piccione, già avviati dal suo predecessore Pietro Agosti. Di notevole importanza per la viabilità in una zona nevralgica per il traffico cittadino, fu l‘allargamento di corso Imperatrice, con la demolizione della chiesa scozzese di Sant’Andrea, dell’Alexandra Tea Room e della Casinetta delle Rose, oltre che della facciata meridionale dell’Hotel Riviera Palace, con il conseguente arretramento dell’edificio e la sua successiva ricostruzione, senza modifica delle sue linee architettoniche in stile liberty.

A Pian di Nave la Giunta Guidi procedette a una serie di espropri e abbattimenti dei relativi edifici per consentire una visuale migliore sul fronte marino. Il 4 novembre 1935, in occasione della visita a Sanremo del nuovo sottosegretario all’Agricoltura Tassinari, nella stessa area venne inaugurata una grande fontana luminosa sormontata da un’enorme “M”, opera dello scultore Giovanni Prini, in onore del “duce”. Ai lati della fontana furono collocati i cannoni utilizzati nel 1753 dal governo genovese per bombardare la città ribelle. Furono inoltre definitivamente soppressi i vecchi tram ancora in circolazione, sostituiti con più moderni trolley bus, permettendo così, grazie all’eliminazione dei binari, il rifacimento del manto stradale in via Vittorio Emanuele (ora via Matteotti), con una nuova mattonellatura al posto delle antiche pietre, mentre i marciapiedi furono ripiastrellati in quarzite.

Nel dicembre 1933, su sua iniziativa, fu fondata l’orchestra sinfonica municipale, che si installò presso il Teatro Principe Amedeo (poi distrutto nel 1944 e non più ricostruito). Tra l’altro, un concerto dell’orchestra fu eseguito in una sala dell’Eiar a Roma, e trasmesso in tutta Italia. Nel 1934 inaugurò le scuole elementari di via Volta, mentre il 28 ottobre 1936 fu aperta la funivia Sanremo-Monte Bignone, alla presenza del sottosegretario alle Comunicazioni Host-Venturi. Tre anni dopo fu inaugurato il nuovo ospedale in via Borea. Alle elezioni politiche del 25 marzo 1934, insieme all’esponente fascista matuziano Ernesto Parodi, fu eletto deputato per la XXIX legislatura. In occasione di quella vittoria elettorale fu inaugurata la nuova sede della Casa del Fascio di via Manzoni. Come deputato si attivò in modo particolare per migliorare i collegamenti e i trasporti nella provincia di Imperia, per l’elettrificazione della linea ferroviaria Savona-Ventimiglia e l’ampliamento della via Aurelia, in modo che se ne potesse avvantaggiare soprattutto il comparto turistico.

Nel dicembre 1939, a sei anni dall’entrata in carica, si dimise per arruolarsi volontario nelle truppe in partenza per il fronte albanese. In sua vece fu nominato per breve tempo il commissario prefettizio Camillo Bruni e quindi, nel gennaio 1940, il nuovo podestà Silvio Silvestri, un ex questore che aveva già lavorato in passato presso il commissariato matuziano. Nel dopoguerra riprese l’attività politica (eletto in Consiglio comunale col Partito liberale nel 1960, con un largo margine di consensi). Tra il 1962 e il 1972 ricoprì la carica di presidente dell’associazione di cultura e tradizioni “Famija Sanremasca”. Morì a Sanremo il 22 luglio 1976 a 73 anni. Ha lasciato un libro di ricordi autobiografici dal titolo Pinzimonio, pubblicato nel 1975 dalla Famija Sanremasca.