Da Sanremo un pensiero per tutte le vittime dell’attento di Dacca: “I terroristi sono dei folli”

18 luglio 2016 | 09:21
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Da Sanremo un pensiero per tutte le vittime dell’attento di Dacca: “I terroristi sono dei folli”

Parla Shishir, bengalese nato a Dacca da 10 anni immigrato a Sanremo insieme alla moglie

Sanremo. I bengalesi in provincia di Imperia sono circa 1000, la metà risiede nella sola Sanremo. Una comunità numerosa, di cui difficilmente si sente parlare. Vivono e lavorano nella fatica e nel silenzio. Mai un clamore, mai una comparsa sotto i riflettori. Ci si accorge di loro solo quando, sdraiati al sole o seduti al ristorante, con un cenno infastidito si manda via l’ennesimo venditore di occhiali da sole, braccialetti, accendini, rose. Ma a loro non importa, soprattutto oggi, quando la capitale del loro paese, Dacca, esattamente la notte tra il 1° e il 2 luglio scorso, è stata sconvolta dal terribile attacco terroristicojihadista in cui hanno trovato la morte 21 civili, tra cui 9 italiani; come ci racconta, ricorrendo a un nome di fantasia per tutelarne l’incolumità, Shishir, 34enne di Dacca, da dieci anni immigrato insieme alla moglie a Sanremo, dove lavora onestamente e in regola.

E’ doloroso. Non avrei mai pensato che una tragedia simile potesse mai accadere. Il Bangladesh è sempre stato un paese pacifista, fondato sulla tolleranza, sul rispetto dell’uomo e della donna di qualunque religione e nazionalità. I responsabili non sono dei veri musulmani. Sono dei folli a cui è stato sciacquato il cervello, e le loro azioni non centrano nulla con la religione, anzi non è affatto una questione religiosa ma politica”, sentenza duramente Shishir che a Dacca ha ancora la famiglia, la madre, il padre, il fratello, la cognata, i nipoti e tanti amici.

Fortunatamente i miei cari stanno tutti bene e nessuno di loro è rimasto coinvolto nell’attentato. Questo è infatti avvenuto in un quartiere di lusso della città, in una zona dove si trovano la maggior parte delle ambasciate, dei ristoranti e dei locali eleganti. La mia famiglia vive in un’altra zona.”, prosegue Shishir ricordando anche il giorno successivo all’attentato trascorso tra emozioni di rabbia, di paura e lunghe preghiere nella Moschea vicino al Mercato Annonario:

Tutta la comunità bengalese di Sanremo si è riunita in preghiera. Abbiamo pregato e continuiamo a pregare per ogni vittima. Siamo vicini e solidali con le famiglie degli innocenti che hanno perso la vita, e anche con il nostro paese. Il Bangladesh sta tenendo duro, l’attentato ha seminato paura, morte, e sta avendo forti ripercussioni a livello umano, sociale, economico. Non da meno ha generato pregiudizi inaccettabili nei confronti dei bengalesi che ora, più di ieri, nei luoghi dove sono immigrati, come l’Italia, come Sanremo, vengono assimilati agli estremisti islamici. Ma noi non abbiamo nulla a che fare con loro, noi condanniamo le loro azioni, la loro cultura fondata sulla violenza”.

E ripete concludendo: “Noi siamo pacifisti e vogliamo vivere in pace con il mondo senza avere il timore di diventare oggetto di rivendicazione o gesti di rabbia”.