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Colloqui finiti per gli operai “Agnesi”, la parola ora passa all’azienda che deciderà soldi e trasferimenti

14 luglio 2016 | 18:24
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Colloqui finiti per gli operai “Agnesi”, la parola ora passa all’azienda che deciderà soldi e trasferimenti

Il pastificio chiuderà i battenti a fine anno e gli operai vorrebbero rimanere nel futuro museo della pasta, pochi però i posti disponibili

Imperia. Colloqui finiti con il direttore dello stabilimento ora si attende solo l’incontro del 21 luglio a Imperia con i vertici dell’Agnesi. Sarà come il gioco del prendere o lasciare: l’azienda illustrerà cifre, dettagli e il numero dei dipendenti necessario per le altre sedi del gruppo.

Chi non dovesse accettare le proposte formulate dalla Colussi il rischio è quello che si possa aprire la strada del licenziamento, strada che sindacati e le stesse maestranze ovviamente non vogliono percorrere. Ma come detto già in un articolo precedente su Riviera24.it suona più come una provocazione che come una richiesta quella formulata dai dipendenti dello stabilimento di via Schiva. Durante i colloqui con il direttore di stabilimento Fabio Marfella, la quasi totalità dei dipendenti ha chiesto di essere assunta nel futuro Museo all’interno del pastificio anche se i posti disponibili sono tredici al massimo quindici.

Una richiesta che in realtà ha un significato ancora più profondo: quello di un forte attaccamento al pastificio che per anni ha dato lavoro a 103 persone che ora si trovano davanti ad un bivio e soprattutto ad una strada ancora più difficile da percorrere: il trasferimento in altre città, lasciando definitivamente Imperia.

Tre le opzioni sottoposte ai dipendenti: ricollocazione, accompagnamento alla pensione o buoni uscita. Nel primo caso il piano industriale prevede il trasferimento in altre tre le sedi di riferimento: lo stabilimento di Fossano, in provincia di Cuneo, in quello di Leinì (Torino) e in quello di Tavarnelle, in provincia di Siena, dove si produce il marchio “Sapori”. Sono come detto 13, invece, i posti disponibili per il museo che verrà aperto a Imperia.

Gli altri trasferimenti invece sono legati a qualifiche specifiche, quali, ad esempio, quelle di “manutentore” e “capo turno”, situazione che riduce i numeri di chi vi può aspirare. Inoltre quella del manutentore è una professionalità che può trovare più facilmente impiego, rispetto ad altre. Alla fine della storia, i “ricollocati” invece di essere una novantina, come ipotizzato da Colussi, potrebbero quindi essere una quindicina, ma è prevista la collocazione anche in aziende più vicine al pastificio di via Schiva. In questo caso sarebbero assunti quattro operai, ma attraverso una ditta interinale  per cui anche in questo caso restano delle incognite.

E’ un momento delicatissimo perché sono emerse forti differenze fra le cifre ipotizzate e quanto potrebbe avvenire nella realtà. A cominciare dai lavoratori che potrebbero essere “accompagnati” alla pensione. Quelli cui mancano dai 3 ai 5 anni sono circa una ventina. E c’è appunto il timore che l’azienda metta sul piatto cifre irrisorie a disposizione dei lavoratori: basti pensare che per i dipendenti trasferiti nel 2004 a Perugia la somma devoluta era di circa 1500 euro.