Ventimiglia, “Regalo giocattoli a chi non ne ha”: il gesto semplice di una bimba finisce sul web

25 giugno 2016 | 10:02
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Ventimiglia, “Regalo giocattoli a chi non ne ha”: il gesto semplice di una bimba finisce sul web

In un angolo di marciapiede tra via Roma e via Dante, giochi in dono per chi non se li può permettere

Ventimiglia. “Regalo – per i bambini senza giocattoli”. Nella città di confine i “grandi” litigano per i migranti, si infervorano per un posto auto rubato, urlano per una precedenza ad un incrocio non data. In questo lembo di Liguria, come in tutte le altre città del mondo, i “grandi” si arrabbiano per poco e non sono contenti mai.

Mentre fretta, nervosismo, frustrazione e malcontento invadono il mondo degli adulti facendo loro dimenticare gli altri, in un angolo di Ventimiglia accade il miracolo. Sì, miracolo, nel senso etimologico del termine che deriva dal latino miracŭlu(m): ‘meraviglia’. A sua volta derivato dal verbo mirāri: osservare con ammirazione, meravigliarsi.

Perché non può che destare meraviglia, nel mondo troppo spesso “incasinato” degli adulti, il gesto semplice di una bimba che lascia i suoi giochi su un angolo di marciapiede tra via Roma e via Dante. Un passeggino, la casetta delle bambole, qualche costruzione: tutto ben sistemato, come nella vetrina di un negozio. Ma in vendita non è. E’ un regalo, un semplice regalo per tutti quei bimbi senza giocattoli.

Un gesto spontaneo di una bimba come tante che però, agli occhi dei “grandi” che spesso dimenticano l’altro da sé, diventa fonte di meraviglia: lo stupore che fa tornar bambini in un angolo di strada che spesso neanche si nota. La lezione di vita che arriva direttamente da chi alla vita si è appena affacciato e insegna ai “grandi”, in modo superbo perché dando esempio, che è bello e giusto fare qualcosa per gli altri.

Come scriveva Antoine de Saint-Exupéry nel suo famoso racconto “Il piccolo principe”, “I grandi non capiscono mai niente da soli e i bambini si stancano a spiegare tutto ogni volta”: per fortuna, però, ancora i piccoli hanno la pazienza di insegnare agli adulti. E a loro non servono tante parole: per farsi capire, danno l’esempio. Ai “grandi” non resta che copiare.