Scoperta archeologica del gruppo “Archeonervia” sul Monte Testa d’Alpe in alta Val Nervia

16 giugno 2016 | 09:42
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Scoperta archeologica del gruppo “Archeonervia” sul Monte Testa d’Alpe in alta Val Nervia
Scoperta archeologica del gruppo “Archeonervia” sul Monte Testa d’Alpe in alta Val Nervia
Scoperta archeologica del gruppo “Archeonervia” sul Monte Testa d’Alpe in alta Val Nervia
Scoperta archeologica del gruppo “Archeonervia” sul Monte Testa d’Alpe in alta Val Nervia
Scoperta archeologica del gruppo “Archeonervia” sul Monte Testa d’Alpe in alta Val Nervia

Lungo il percorso millenario ricco di testimonianze archeologiche riconducibili al periodo Neolitico hanno scoperto un altare sacrificale

Val Nervia. Importante scoperta archeologica sul Monte Testa d’Alpe in alta Val Nervia del gruppo “Archeonervia” composto da Andrea Eremita,Bruno Calatroni,Stefano Albertieri, Paolo Ciarma e Aldo Ummarino.

Monte Testa d’Alpe si trova in zona pastorale a 1330 metri di altitudine in alta Val Nervia lungo il primo tratto dell’antico percorso della via del sale che nel periodo proto – storico iniziava nei pressi della stazione ferroviaria di Ventimiglia, risaliva Colla Sgarba e superata la chiesa di San Giacomo proseguiva lungo la dorsale spartiacque Roia Nervia – Roia Barbaira per poi svoltare in direzione di Margheria di Gion, entrare in Val Roia a Passo Saorgio e penetrare nel Basso Piemonte attraverso il Colle di Tenda.

Percorso millenario ricco di testimonianze archeologiche riconducibili al periodo Neolitico in parte già documentate lungo il quale, nel corso di una recente escursione, in località Testa d’Alpe, hanno scoperto un altare sacrificale, il primo strumento inventato dall’uomo per difendersi dalle incognite della vita attraverso sacrifici e riti propiziatori ricavato da un enorme blocco di arenaria parzialmente lavorato con scolatoio per il sangue e sul lato retrostante una coppella che certifica la sua funzione sacrale.

Si tratta del venticinquesimo altare sacrificale scoperto nel comprensorio Intemelio, un fenomeno culturale unico in tutta Italia che sottolinea il particolarismo, il ruolo e l’importanza dell’estremo Ponente Ligure nel lungo processo di neolitizzazione.

“A breve distanza dall’altare riverso al suolo, abbiamo poi notato un menhir lastriforme, strumento utile per mirare il sole, seguire il ritmo delle stagioni in modo da poter programmare il periodo della semina della transumanza e delle cacce stagionali dopo di che, una tomba a tumulo a forma ellittica che testimonia il profondo rispetto e le attenzioni che venivano rivolte ai morti dai nostri lontani progenitori” – affermaAndrea Eremita.